“Signora Beethoven” di Rita Charbonnier: toccante

Rita Charbonnier torna in libreria raccontandoci la storia di un’altra donna straordinaria in “Signora Beethoven” (Marcos y Marcos).

TRAMA – Ogni volta che entra in un luogo pubblico, su di lei si posano sguardi pieni di diffidenza, commiserazione, per non parlare dei colpetti di tosse e mormorii che si sollevano nelle sale da concerto. E per vedere il proprio figlio Carl, giunge perfino a travestirsi da uomo. Eppure, Johanna non è una criminale. È la cognata di Ludwig van Beethoven. Certo, da giovane ha commesso più di un pasticcio. Tutti la considerano una mezza ladruncola, una donna facile, ma non è proprio così. Beethoven ne approfitta, e fa di tutto per strappare a Johanna il figlio. Desidera un erede? Desidera fare di lui un grande musicista? Vuole forse ricattare la cognata per motivi non chiari? Johanna tenta di guadagnarsi con le unghie – a volte, forse, maldestramente – un poco di spazio e di rispetto. Di potersi almeno occupare ufficialmente, e non da semiclandestina, di suo figlio. Sullo sfondo, un Beethoven fragile, scorbutico, profondamente ingiusto ed egoista ma anche il racconto della creazione musicale, in tutta la sua maestosa, energica bellezza e necessità.

Poi, un giorno mi venne da annotare che Ludwig van Beethoven non poteva non diventare sordo. Perché era del tutto sordo alle ragioni degli altri. Non dava ascolto che alle proprie.

Sono donne che non sono passate alle Storia, quelle di cui racconta Rita Charbonnier, ma sono senza dubbio donne che hanno contribuito a farla. Ognuna a modo proprio, magari nell’ombra, oppure nei ritagli di cronaca, ma quello che è certo è che nessuno si ricorda di loro, nessuno gli rende omaggio, nessuno le celebra per il ruolo che hanno avuto.

Ma per fortuna ci sono autrici straordinarie come Rita Charbonnier che danno loro voce. Dopo “La sorella di Mozarte “L’amante di Chopin“, adesso è il turno della “Signora Beethoven“, ovvero niente meno che la cognata del grande genio.

Alla morte del marito, Johanna van Beethoven rimane da sola ad accudire il figlio piccolo. Da quel momento in avanti inizia una battaglia legale lunga ed estenuante con il cognato, Ludwig van Beethoven, che tenta in tutti i modi di allontanarle il figlio, etichettandola in modi ignobili e architettando le più infide bassezze, forte della sua posizione prima di uomo e poi di artista dal talento indiscusso e ampiamente riconosciuto.

Ma come si coniugano questi sotterfugi, a volte del tutto privi di umanità, con il genio assoluto di un uomo senza tempo? Rita Charbonnier, nella prima parte del romanzo, con un ritmo serrato che rapisce chi legge, narra la vicenda giudiziaria in tutta la sua complessità e lungaggine, restituendoci, attraverso la voce di Johanna, tutta la sua frustrazione per una battaglia impari, ma anche mostrandoci tutta la sua determinazione che non la farà mai mollare.

La seconda parte del libro, invece, è una esplosione. Una vera deflagrazione nella quale le emozioni verranno a galla in un modo del tutto diverso, con più respiro, con meno indulgenza. Del resto, quando mai l’amore è indulgente?

È in queste pagine che l’autrice tenta di rispondere a delle domande, una su tutte: perché Ludwig van Beethoven si è accanito così tanto nei confronti di Johanna? Cosa lo ha mosso, qual era il suo fine ultimo, quali i suoi desideri celati in fondo al suo cuore?

Rita Charbonnier ci regala delle pagine intrise di emozione, a volte strazianti, in cui la commozione di Johanna nell’ascoltare la musica che il cognato è stato in grade di comporre si mescola alla paura, alla non accettazione, alla rassegnazione di ciò che è stato, cullata dalle ipotesi di ciò che avrebbe potuto essere.

Come sarebbe stato il grande artista senza questa lotta con la cognata? Come sarebbe stata la sua musica senza Johanna? Che donna sarebbe stata Johanna senza il continuo confronto con quell’uomo?

La potenza di storie come quella raccontata in “Signora Beethoven” sta proprio nel rimanere sospesi, al crocevia di ipotesi che rimarranno tali, ma che ci fanno interrogare a cascata su temi più universali, quali i legami familiari, la dipendenza affettiva, la moralità, le varie forme di amore.

Sostenuti e accompagnati dalla scrittura di Rita Charbonnier, dallo stile unico e riconoscibile, che alterna picchi di lirismo a battute pungenti piene di sarcasmo, che anche in questo libro è stata capace di restituire al lettore tutta la potenza di un momento racchiudendola in poche frasi, e a volte addirittura solo attraverso un paio di gesti, dentro i quali è possibile leggere un’intera storia.

In attesa della prossima.

Un pensiero riguardo ““Signora Beethoven” di Rita Charbonnier: toccante

  • 29 Maggio 2025 in 11:26 am
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    Grazie di cuore della splendida recensione! ❤️
    Mi emoziona moltissimo… è anche la prima in assoluto… grazie!

    Risposta

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