“Il mio primo libro” di Honor Levy e “Minihorror” di Barbi Marković: due raccolte per raccontare il XXI secolo
Nel panorama della narrativa contemporanea, due raccolte di racconti edite da Mercurio Books si distinguono per il loro sguardo fresco e contemporaneo: Il mio primo libro di Honor Levy (in uscita il 12 settembre 2025) e Minihorror di Barbi Marković. Pur partendo da approcci molto diversi, entrambe riescono a catturare le ansie, le relazioni e i piccoli orrori della vita nel XXI secolo.

Partiamo con ordine e mettiamo a confronto queste due opere che seppur diverse hanno alcuni aspetti che le uniscono.
Honor Levy adotta uno stile asciutto, quasi “alla Twitter”, con frasi brevi, emoji, elenchi e flussi di coscienza. Il risultato è una scrittura rapida e vivace, capace di trasmettere immediatamente la confusione e le ansie della Generazione Z.
I racconti scorrono come brevi post di social network, ma con una profondità emotiva che solo una giovanissima autrice come lei avrebbe saputo dare. Non sorprende che Levy sia stata lodata da Bret Easton Ellis, che alla sua età era già considerato una delle voci più importanti della nuova letteratura americana.
Alcuni temi ricordano i racconti di Ellis in Acqua dal sole, dove la vita dei giovani, la superficialità dei rapporti e le ossessioni personali emergono con nitidezza.
Barbi Marković, invece, costruisce il suo mondo con stile frammentario e più grottesco grottesco, breve e disturbante. I racconti di Minihorror trasformano il quotidiano in qualcosa di inquietante: un gatto che manipola, una cugina cannibale al supermercato, dinamiche familiari che assumono tinte surreali.
Anche qui la brevità e i micro-episodi creano un senso di tensione costante, ma l’effetto è più oscuro e spiazzante rispetto all’ironia contemporanea di Levy.
Entrambe le raccolte esplorano il modo in cui le persone si relazionano oggi, ma con sfumature differenti.
Levy racconta amicizie, relazioni amorose e interazioni online, mostrandoci come la tecnologia modelli l’identità e amplifichi ansie e insicurezze. Marković, invece, trasforma il quotidiano in tensione: le relazioni familiari, sociali o con persone anonime diventano fonte di inquietudine e perturbante, senza bisogno di espliciti riferimenti tecnologici.
In breve: Levy mette al centro l’iperconnessione e l’identità digitale, Marković l’orrore della normalità.
Se c’è un punto di contatto tra le due raccolte, è la capacità di entrambe di trasformare il moderno in fonte di tensione. In Levy l’orrore è psicologico e tecnologico: la vita online diventa angosciante, la performance continua è estenuante. In Marković, invece, l’orrore è grottesco e urbano: il quotidiano stesso si deforma, generando inquietudine senza bisogno di smartphone o social.
Il mio primo libro e Minihorror sono due raccolte molto diverse, ma accomunate da una sensibilità contemporanea e da uno stile frammentario che rispecchia la vita moderna. Levy conquista con ironia, intimità e uno sguardo digitale sulle relazioni, Marković con grottesco, surreale e tensione costante.
Una ci racconta la vita dei giovani d’oggi, l’altra ci mostra quanto il quotidiano possa trasformarsi in piccolo orrore.
