Recensione “Solo un ragazzo” di Elena Varvello

Ci sono tanti romanzi che affrontano temi quali la scoperta di sé, il travaglio dell’adolescenza e la ricerca di risposte a domande che probabilmente rimangono degli interrogativi per tutta la vita.

Elena Varvello, con “Solo un ragazzo” (Einaudi), ha scritto una storia che contiene in sé caratteri di unicità, nonostante il tema possa sembrare abusato. Ma lo sappiamo bene che è il come a darci la misura, non il cosa.

L’autrice non spiega, non indaga, non è giudice: è solo attento osservatore, che lascia alla coralità dei suoi personaggi il compito di raccontare una storia. Che va presa per quello che è, senza provare a cercare spiegazioni o a fare inutile dietrologia.

È la storia di un ragazzo, delle sue bugie, delle sue scelte (consapevoli o meno), della sua rabbia, della sua incomprensione verso se stesso e nei confronti degli altri. È la storia di un ragazzo che pare voglia soltanto trovare un modo per “portare a compimento la sua solitudine”.

Una storia che diventa punto di non ritorno per un’intera famiglia, che prova a dirci cosa è successo da quel giorno, in un continuo avanti e indietro che non confonde ma mette in chiaro. Ricordi che aggiungono particolari, sofferenza, domande. Altri personaggi che allargano la narrazione e l’orizzonte.

Ma se è una comprensione che cercate, non è tra queste pagine che la troverete. Perché non è questo il punto. Non è questo lo scopo, il fine.

Ho alternato la lettura all’ascolto su Audible, dove è la stessa Elena Varvello a leggere il suo romanzo. Mi sono bastati pochi minuti per apprezzare la sua interpretazione. La scrittrice ha una voce suadente, calma, con guizzi di colore che in certi momenti dell’ascolto mettono i brividi.

Ha saputo dare voce al suo stile, replicando perfettamente quell’andatura asciutta, secca, ma non per questo impersonale o meno emotiva.

Solo un ragazzo” ha la potenza di un thriller senza esserlo, la forza di un romanzo di formazione senza esserlo. È una “storia che passa di bocca in bocca”, un’ombra che ci sembra di aver visto, un dubbio.

Una storia che non ci può lasciare indifferenti.

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