“Se i pesci guardassero le stelle” di Luca Ammirati: un libro che mi ha emozionata molto

In questo post vi parlerò del romanzo “Se i pesci guardassero le stelle” di Luca Ammirati (DeA) in modo assolutamente personale, molto più di quanto già non faccia in altre occasioni, perché il protagonista Samuele mi ha fatto capire una cosa molto importante: che nelle mie domande, nei miei dubbi, nelle mie insicurezze, non sono sola.

TRAMA – Samuele ha trent’anni, una gran voglia di essere felice e la fastidiosa sensazione di girare a vuoto, proprio come fa Galileo, l’amico “molto speciale” con il quale si confida ogni giorno. Sognatore nato, sfortunato in amore, vorrebbe diventare un creativo pubblicitario ma i suoi progetti vengono puntualmente bocciati. Così di giorno è un reporter precario e malpagato, mentre la sera soddisfa il proprio animo poetico facendo la guida al piccolo Osservatorio astronomico di Perinaldo, sopra Sanremo: un luogo magico per guardare le stelle ed esprimere i desideri. Proprio lì, la notte di San Lorenzo incontra una misteriosa ragazza, che dice di chiamarsi Emma e di fare l’illustratrice di libri per bambini. Samuele ne rimane folgorato e la invita a cena, ma è notte fonda e commette il più imperdonabile degli errori: si addormenta. Quando si risveglia, Emma è scomparsa nel nulla. Ma come la trovi una persona di cui conosci soltanto il nome? Non sarà l’ennesimo sogno soltanto sfiorato? In un tempo in cui persino l’amore sembra un lusso che non possiamo permetterci, questo romanzo di Luca Ammirati ci ricorda che per realizzare i nostri desideri è necessaria un’ostinazione che somiglia molto alla follia. E che a volte bisogna desiderare l’impossibile, se vogliamo che l’impossibile accada.

Perdonatemi sin da subito se questo post non sarà una vera e propria recensione del romanzo. Ma “Se i pesci guardassero le stelle” è arrivato tra le mie mani in un momento particolare e mi ha coinvolto in maniera molto personale. Le parole di Ammirati, la sua scrittura semplice, emotiva e dettata dal cuore, mi ha toccato in profondità in modo inaspettato, solenne, e io oggi proverò a raccontarvelo.

Le cose che abbiamo in comune io e Samuele Serra, il protagonista di “Se i pesci guardassero le stelle“, raggiungono un numero davvero imbarazzante. Non quello che cantava Daniele Silvestri, ma sicuramente saremmo potuti essere ottimi amici. Anche se capisco che una pasticcera che ti rifila continuamente dolcetti non si batte…

Ma andiamo con ordine. Samuele è un trentenne pieno di grandi sogni e aspirazioni, bloccato in un lavoro che non gli piace (ma dai??), romantico, astrofilo per passione, in perenne attesa del suo momento (come suona familiare!). Ama confidarsi con Galileo, detto Leo, il suo pesce rosso, i suoi più cari amici sono il giorno e la notte (e se…? no, vero?) ed è visceralmente legato alla sua città, Sanremo (“Chi è cresciuto in riva al mare, impara presto a stare a galla”, vale anche per Palermo).

A entrambi piace guardare la pubblicità in tv: io non sogno di diventare copywriter di una grossa agenzia pubblicitaria, ma nutro una profonda stima per chi confeziona una réclame ben riuscita, o, anche meglio, una pagina pubblicitaria accattivante. La scrittura appartiene a tutti e due, ma io, a differenza sua, amo il mio tesserino di giornalista anche se ancora non ho ben capito cosa farci (magari, un giorno, il mio accredito all’Ariston non verrà respinto per “numero limitato di posti”!).

Ma, più di ogni altra cosa, io e Samuele ci facciamo le stesse, identiche, domande. “Cos’è che mi manca?”, “Perché la sensazione di essere sbagliato non mi abbandona mai?”, “Quale può mai essere, in tutto questo, il posto che spetta a uno come me?”. Anche io penso che non sarò mai pronta, che non saprò lasciare il segno, o più banalmente che non saprò come vivere insieme ai miei sogni. Anche io, come Samuele, sono sempre alla ricerca di qualcosa, di un nuovo appiglio, di una nuova versione di me.

Ci sono passaggi, specie nei dialoghi con Leo, in cui mi sono sentita io stessa la protagonista di “Se i pesci guardassero le stelle“. Non capita spesso di allinearsi così al personaggio di un romanzo, anche perché il più delle volte tendiamo a leggere cose distanti da noi per tempo o per fantasia, ma con il libro di Luca Ammirati mi è successo. Posso confessarvi che ho appuntato tantissime riflessioni nella mia agenda e che le parole dello scrittore mi hanno davvero toccata nel profondo, regalandomi anche un piccolo scossone, oltre a una bella commozione negli ultimi capitoli. Complice sicuramente uno stile diretto nella sua semplicità ed efficace nel suo essere estraneo a fronzoli o inutili ornamenti.

Tornando alla storia, la vita di Samuele sarà stravolta dall’incontro assolutamente casuale con la bellissima Emma. Chi è questa ragazza? Perché il suo sguardo è velato da preoccupazione e tristezza? Come sarà baciare le sue labbra color del ribes? Samuele chiede ma non trova risposte e quando si sta per avvicinare… diciamo solo che Emma sparisce prima ancora di poter capire se è reale o solo un sogno.

Ne seguiranno settimane alla disperata ricerca di questa donna, ma soprattutto alla ricerca di un posto nel mondo. Samuele, mettendosi in relazione con i suoi sentimenti, farà anche i conti con i suoi sogni, con le sue reali possibilità, con ciò che di lui mostra agli altri e ciò che invece continua a tenere per sé. L’unica pecca di “Se i pesci guardassero le stelle” l’ho trovata proprio in questa lunga parte centrale che in alcuni momenti mi è sembrata troppo prolissa. Avrei preferito che l’autore affrettasse meno il finale, e che sfoltisse un po’ alcune pagine a metà romanzo.

Una nota finale la dedico a Sanremo. Luca Ammirati mi ha fatto venire voglia di prendere un aereo e andarmi a guardare quel mare e quelle stelle, mangiare della farinata e poi dei Baci di Sanremo e della focaccia, perdermi tra quelle strade e quei profumi di una città vanitosa. Le sue descrizioni sono vivide, piene di colori, di suoni, di odori; mi è sembrato di stare in sella alla bici al fianco di Samuele mentre attraversa una città tanto simile alla mia. No, avete ragione, in bici no, magari a piedi e con qualcosa da mangiare tra le mani.

Insomma, “Se i pesci guardassero le stelle” mi è piaciuto tanto, mi ha parlato al cuore e Ammirati è stato bravissimo a cogliere ogni sfumature delle incertezze che attanagliano i trentenni di oggi, cresciuti a metà tra le cabine telefoniche e gli smartphone, tra la Treccani e internet, e per questo destinati a stare sempre in bilico. L’augurio di Samuele prima e dell’autore poi lo porto nel cuore, sperando di farne buon uso!

11 pensieri riguardo ““Se i pesci guardassero le stelle” di Luca Ammirati: un libro che mi ha emozionata molto

  • 6 Febbraio 2019 in 10:01 am
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    È così bello quando un libro ti tocca così. Ed è così bello quando ti metti a nudo ❤

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      • 21 Luglio 2019 in 11:17 pm
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        Ho letto il libro in pochi giorni. È un libro semplice, piacevole da leggere sotto l’ombrellone. Il finale scontato, molto belle le descrizioni di Sanremo e dei piatti tipici del luogo. Purtroppo manca un po’ di suspence per incuriosire il lettore.

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  • 6 Febbraio 2019 in 10:43 am
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    Che bella recensione!
    Voglio leggerlo. Metto nell’elenco.
    Grazie
    Francesca

    Risposta
  • 28 Aprile 2019 in 3:51 am
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    Azzurra non prendertela, ma io l’ho trovato piatto. Scritto bene, ma sempre compiacendosene troppo. Un libro (secondo me) deve farti sognare, ha il compito di stimolare la nostra fantasia. Ammirati invece compila, semplicemente, un diario. Trascrive un resoconto falsamente amoroso.

    Perdonami, ti prego.
    Ciao!

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    • 28 Aprile 2019 in 5:18 am
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      Claudio non hai nulla da farti perdonare! Il bello della lettura è anche questo, confrontarsi e avere pareri diversi!

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      • 28 Aprile 2019 in 9:23 pm
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        Me ne rallegro. Ciao! (e ti ripeto che rimane comunque un libro che scorre…che si legge senza affaticare la mente)

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  • 29 Aprile 2019 in 6:08 pm
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    …e comunque la scena centrale del libro ha francamente dell’inverosimile, non trovi? Uno aspetta da una vita la ragazza ideale…quella giusta per lui e si addormenta? Ok, era stata una giornata lavorativa stressante, ok aveva bevuto molto vino. Ma non regge, via. In quei momenti si è al diapason dell’attenzione….dell’eccitazione….

    Ciao!

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    • 29 Aprile 2019 in 9:47 pm
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      Eh, eh! Tu hai ragione, ma sai ogni tanto bisogna ricorrere a un espediente narrativo. Questo è stato meglio di molto altro, comunque! La storia va presa nell’insieme per quello che vuole trasmettere, su certe cose poi ci si passa sopra, secondo me 🙂

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  • 30 Aprile 2019 in 3:31 pm
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    In linea di massima si, sono d’accordo. Ma qui si va un pochino oltre….
    Ciao, grazie che mi rispondi, Azzurra.

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