“Senza campo” di Garry Disher: un poliziesco ben scritto

“Senza campo” di Garry Disher (Marcos y Marcos) è stata una lettura davvero molto piacevole. Un autore sicuramente da scoprire, mi sa che presto recupererò il primo della serie dedicata all’ispettore Hal Challis!

TRAMA – Brace di sigaretta vola via dal finestrino e un incendio divampa nel bush: due cadaveri carbonizzati in un’auto, e tra le case lambite dalle fiamme, un laboratorio di metamfetamina. Dal laboratorio sono fuggiti tutti in fretta, ma lasciando i vestiti di una bambina: saranno della piccola Clover, scomparsa da giorni, come scomparso è il suo patrigno, Owen Valentine? Se lo chiedono uscendo dal letto, mangiando mirtilli in terrazzo, i detective Hal Challis e Ellen Destry, nei rari momenti strappati alle indagini sulle loro piste brucianti. E sempre più veloce deve correre anche Serena Coolidge, detective bella e nervosa, sulle tracce dei cuochi e dei corrieri della terribile meth. Nella baia più bella del Sud dell’Australia, tra scorci di paesaggi e di vita, tre piste si incrociano febbrili in un thriller magistrale.

Non conoscevo Garry Disher e ho letto il suo “Senza campo” in un paio di giorni, aiutata da una scrittura scorrevole e da un intreccio sempre più interessante. Non sono d’accordo con quanto scritto nella trama perché non lo definirei un thriller, almeno non nel senso più classico del termine.

Mancano del tutto quella suspense adrenalinica, e quell’escalation di tensione che àncora il lettore, specie nelle ultime pagine. Non è nemmeno possibile considerarlo un giallo in senso stretto, probabilmente sarebbe corretto definirlo come “poliziesco”, ma mi sento più vicina alla definizione che trovate nell’aletta, “serie dedicata all’ispettore Hal Challis”, che non incasella il romanzo in un definizione forzata che non gli rende giustizia.

Vi dico quali sono stati, a mio parere, i punti di forza di “Senza campo“. Il primo è senza dubbio la struttura narrativa. Abbiamo tre filoni di indagine seguiti da tre nuclei investigativi diversi. C’è un omicidio, una maxi operazione antidroga, ci sono dei furti in appartamento che sono sfociati in stupri. Ma non solo.

Come a tessere una ragnatela, Garry Disher inserisce sempre nuovi elementi: una persona scomparsa, una bambina che non si trova più, debiti da saldare, avidità. E la maglia si allarga, i collegamenti via via si fanno più evidenti, alcuni saranno sorprendenti, e non mancheranno dei piccoli tranelli lasciati appositamente per il lettore.

Se all’inizio, vi confesso, stare dietro a tutti i nomi e inserirmi in una narrazione così fitta non è stato facile, una volta inquadrati i personaggi e i loro ruoli, la lettura è volata via in modo molto scorrevole. Merito anche dei capitoli brevi, del continuo cambio di prospettiva, del muoversi tra i vari personaggi coinvolti.

Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è stata la sincerità con cui viene delineato il lavoro di indagine dei protagonisti di “Senza campo“, senza però mai scadere nel ripetitivo o nel noioso. Ci sono procedure da tenere in giusta considerazione, appostamenti da fare, scartoffie da firmare. Ho apprezzato che non ci fosse nessun colpo di genio di quelli poco realistici, ma un serio lavoro di confronto tra gli elementi di una squadra, soprattutto quella guidata da Ellen (caro Garry, non so se hai scritto una serie su di lei, ma ci sarebbe da farci un pensierino…), intuizioni e magari anche un piccolo colpo di fortuna.

Per quanto riguarda i personaggi, l’autore non si sofferma troppo su di loro, ma con brevi e sporadiche pennellate, ci fornisce i loro tratti più significativi, entrando nel vivo delle loro relazioni ma senza dare a queste troppo peso. Ho trovato un giusto equilibrio tra le varie componenti del romanzo, anche se non sono riuscita a identificare Hal Challis con protagonista principale. Non spicca in modo particolare, spesso Ellen gli ruba la scena o Pam (anche lei un personaggio tutto da scoprire!).

In “Senza campo” ci sono diverse figure femminili che fanno mangiare un po’ di polvere al povero Hal, ma alla fine poco importa. Il romanzo è ben scritto e ha una struttura molto intelligente quindi è davvero così importante etichettarlo? Meglio leggerlo!

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