“Muori per me” di Elisabetta Cametti: mozzafiato

Muori per me(Piemme) è il primo romanzo che leggo di Elisabetta Cametti e ne sono rimasta davvero molto colpita. Dato che le “letture sotto l’ombrellone” tendono a essere per la maggior parte gialli o thriller, questo romanzo vi consiglio di portarlo in vacanza con voi!

TRAMA – Notte fonda, una ragazzina chiama la polizia: sua madre è scomparsa. Si tratta dell’assistente personale di Ginevra Puccini, una delle fashion blogger più famose al mondo. Il corpo di Julia viene trovato nelle acque del lago di Como, insieme a quello di altre quattro donne. I cadaveri presentano ulcere evidenti su pelle e mucose, una reazione allergica rara, causata da una sostanza sconosciuta, come accerta l’autopsia. Gli indizi, che puntano tutti a un unico colpevole, diventano una prova con la scoperta dell’arma del delitto. Quando il caso sembra chiuso, però, sulle pagine social di Ginevra Puccini compaiono dei video sconvolgenti: lei conosce il nome delle vittime non ancora identificate, la loro storia e il gioco perverso che le ha uccise. Ma Ginevra non si trova. Potrebbe essere il carnefice o la prossima vittima. La cerca la polizia. La cerca la sua famiglia. La cerca chi vuole metterla a tacere. Quelle immagini denunciano un sistema di corruzione e comando, rivelando la linea di sangue che conduce tra i rami di una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale. Dove forze dell’ordine e giustizia non sono mai riuscite ad aprirsi un varco, sono quei post a fare vacillare l’impero. Perché c’è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che rimbalza sui social network e diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.

Ginevra ha paura. Teme di rimanere imprigionata per sempre. Non può scappare: la cercheranno, la cattureranno. E le faranno ancora più male. Restare è un’agonia crudele, andarsene è una condanna. 

Parlare di un thriller è sempre molto complicato perché le trame sono spesso così ricche di colpi di scena e di avvenimenti che il rischio di anticipare qualcosa a chi ancora non ha letto il romanzo è parecchio alto.

Anche “Muori per me” è pregno di fatti e personaggi, contiene una escalation di tensione collegata a orrori sempre più indicibili, fino a un epilogo nel quale non mancheranno altre sorprese.

Provo quindi a parlarvene entrando nel dettaglio dei temi trattati e della struttura narrativa.

C’è una disamina sapiente sui social network, gli influencer e quello che ruota dietro a ogni singolo post. Nulla di più lontano, in alcuni casi, da ciò che di patinato arriva a essere pubblicato e mostrato ai follower. “Non c’era arma più potente dei social network”, scrive in un passaggio l’autrice e in questi ultimi anni non sono mancate le occasioni per accorgercene, nel bene o nel male.

Da parte di Elisabetta Cametti non c’è alcun giudizio, anzi. Non vengono risparmiato colpi, ma allo stesso tempo c’è spazio per analizzare i pregi di queste piattaforme di condivisione. Il fenomeno è strettamente collegato alla trama del romanzo e quindi viene sviscerato più volte, sempre con piena consapevolezza e padronanza della materia.

Un meccanismo, però, nel quale è facile finire imprigionati. Cosa si è disposti a compiere per ottenere ciò che si brama? Quanto è necessario avvicinarsi al fuoco prima di capire quanto può essere pericoloso?

E qui arriviamo al tema del “bisogno”. I tre gemelli Vinciguerra sono l’esempio di come i soldi – il potere – cambi le persone. Le cambi nel senso che l’asticella viene spinta sempre più in alto, perché quello che si ha, che si sente, che si prova, non basta mai.

Il lusso, la frenesia, l’esclusività, la visibilità non bastano. I vestiti, le auto, la droga non bastano. E si arrivano ad avere bisogni folli, sempre più al limite, senza più capire quali e quanti confini si stanno valicando.

“Ognuno di noi ha un bisogno diverso. Io sono curioso di vedere fino a che punto si spinge l’essere umano per ottenere ciò che vuole. Ma sento il bisogno di capire quanto potere ho per spingerlo a fare ciò che voglio io”. 

Muori per me” nel raccontarci di questa famiglia non risparmia niente. Non edulcora nulla, non c’è spazio per il rimorso, per la compassione. “La morte si accetta, la crudeltà no. La crudentà è la madre di tutti i mali. Se ti tocca, non solo ti cambia: ti trasforma”. I tre gemelli Vinciguerra sono a tal punto “trasformati” che in loro non c’è più un briciolo di umanità.

Anche se, forse, sul finale uno di loro potrebbe farvi vacillare.

Sono queste le persone che vuole smascherare Ginevra, una modella seguita sui social da milioni di persone nel mondo. Ha pensato a un piano, messo a punto nell’arco di un anno. Ha unito i tasselli e creato una strategia. Niente può andare storto.

Forse.

Veniamo ai personaggi di “Muori per me“. Sono tanti ma Elisabetta Cametti li descrive tutti molto bene quindi non ci saranno mai tentennamenti durante la lettura. Quelli che mi hanno più colpiti sono Bea, che mi ha mostrato la bellezza, e Annalisa Spada, che mi ha commossa per la sua profonda umanità. Menzione speciale a Riva che mi ha strappato un sorriso qua e là.

Muori per me” è stata una lettura impegnativa dal punto di vista emotivo. Un giro sulle montagne russe che mi ha appassionata e coinvolta. Merito senza dubbio della bravura dell’autrice nel tessere una trama molto complessa senza mai perdere un pezzo, dando al lettore nuovi indizi a ogni capitolo.

Ci sono thriller nei quali gli orrori che vengono raccontati sono così aderenti alle dinamiche relazioni e sociali nelle quali siamo immersi che è difficile rimanere distaccati. E qui è praticamente impossibile farlo.

P.S.: L’unica cosa che mi è dispiaciuta davvero, ma perché l’ho odiata con tutto il cuore, è stata non aver saputo della reazione di Vanessa alla prima occhiata allo specchio dopo la decisione finale di Nico. Avrei tanto voluto “esserci” in quel momento!

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