“Un piccolo omicidio di Natale” di Lorna Nicholl Morgan: troppo banale

“Un piccolo omicidio di Natale” di Lorna Nicholl Morgan (Edizioni Lindau) è stato una delusione. Un classico giallo che aveva tutti gli ingredienti per essere una lettura piacevole, ma che ha finito per essere fin troppo banale.

TRAMA – Dylis Hughes è un’agente di commercio, abituata a viaggiare per lavoro. Ma chi glielo ha fatto fare di mettersi al volante nel bel mezzo di una bufera di neve e con previsioni meteo così scoraggianti? Quando rimane bloccata con la sua auto nella campagna dello Yorkshire sul far della sera, capisce che non è stata una buona idea. Fortunatamente la soccorre Inigo Brown, che è diretto alla casa di un vecchio zio per festeggiare il Natale. I due, giunti all’austera dimora, scoprono una strana situazione. Il padrone di casa è chiuso nella propria stanza, apparentemente malato. La giovane moglie è affabile, ma sembra nascondere qualcosa, e i domestici non hanno l’aria di essere dei veri domestici. Quando la tormenta obbliga altri viaggiatori a cercare rifugio da loro, la compagnia si allarga e l’atmosfera si surriscalda. E, nel cuore della notte, la morte verrà a turbare il sonno degli ospiti…

La prima cosa che mi ha attratta di questo libro è stata il titolo. A dicembre mi piace parlare sul blog di romanzi che abbiano in qualche modo a che fare con il Natale e un giallo sembrava perfetto. Ma non è andata bene come speravo.

La domanda che con più frequenza mi sono posta è stata: ma dov’è il Natale? Sì, c’è la neve, tanta neve, ma il Natale? Mi aspettavo almeno una decorazione, un accenno alle feste e invece nulla. Se intitoli il romanzo “Un piccolo omicidio di Natale” io pretendo che ci sia almeno un po’ di atmosfera delle feste. Forse “Un piccolo omicidio a dicembre” sarebbe stato più corretto, ma capisco che non avrebbe avuto lo stesso appeal.

Dato che ho letto in formato elettronico posso dirvi con esattezza quante volte la parola “Natale” compare nel testo: quattro. Qualcosa del tipo “un regalo del Natale precedente”, oppure “rimarremo bloccati sino a Natale”. Una vera delusione.

Ma passiamo alla trama, la vera nota dolente di “Un piccolo omicidio di Natale“. Dylis è un’agente di commercio che ha pensato bene di mettersi a guidare durante una bufera di neve. Ovviamente finisce fuori strada e rischia di rimanere congelata, ma per fortuna a soccorrerla ci penserà Inigo che è diretto al vecchio castello dello zio dove passerà le feste. Non sentite già aria di finale prevedibile?

Tutto il romanzo è ambientato in questa vecchia dimora scricchiolante e piena di spifferi in mezzo al nulla, dove sono finiti – e finiranno – altri malcapitati che sono stati sorpresi dalla neve come Dylis.

Chi abbia letto anche solo un romanzo di Agatha Christie fugga lontano da questo libro. La struttura, infatti, prevede un grande classico della letteratura gialla: una serie di persone rimaste bloccate in un unico luogo chiuso e un omicidio. Credo che chiunque conosca “Assassinio sull’Orient Express” o “Dieci piccoli indiani”, per citare alcuni tra i più famosi: due caposaldi del genere che hanno affascianato milioni di lettori.

Il problema di “Un piccolo omicidio di Natale” non è la ripetizione di una struttura già vista, perché non sarebbe nemmeno la prima volta, ma il fatto che la situazione appare chiara sin dall’istante in cui Dylis e Inigo varcano il portone dell’abitazione.

Vi garantisco che non ci possono essere dubbi, e durante la lettura del romanzo non c’è nulla all’interno della trama o delle dinamiche tra i personaggi che può dare adito a ripensamenti o a tentennamenti.

L’assassino e il suo intento sono davvero banali e fin troppo palesi. Nessuno degli altri personaggi può sembrare sospetto nemmeno impegnandosi. Sono solo un contorno, una inutile presenza di sottofondo. Un riempitivo che non aggiunge nulla alla narrazione.

Peccato, perché comunque l’autrice ha saputo fare davvero un buon lavoro in quanto a caratterizzazione, e quindi anche se sono tanti e alcuni con nomi simili, fin da subito è risultato facile capire chi stesse parlando o agendo.

Non erano prevedibili gli altri crimini legati all’omicidio, ma dato che non hanno nessuna rilevanza ai fini della trama lasciano il tempo che trovano.

L’unica cosa che a mio avviso si salva di “Un piccolo omicidio di Natale” è la scrittura dell’autrice: scorrevole, piacevole, ha aiutato molto nella lettura sebbene fosse tutto, come ho già più volte scritto, fin troppo scontato.

Un’ultima cosa: la pennellata di rosa sul finale è stata davvero terrificante. Lì sì che ho avuto i brividi…

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