“Konfidenz” di Ariel Dorfman: un gioco narrativo ad alta tensione

“Konfidenz” di Ariel Dorfman (Edizioni Clichy) è il tipico “romanzo che non ti aspetti”. Proverò a parlarvene dopo la trama.

TRAMA – A Parigi, in una camera d’albergo, all’alba di un giorno che cambierà la Storia, squilla il telefono e una donna di nome Barbara risponde. Si aspetta di sentire la voce del suo amante, Martin, che vive in clandestinità in quella città, facendo propaganda contro la dittatura del Paese da cui provengono. La voce è invece è quella di uno sconosciuto, Leon. Un uomo che sembra sapere tutto di lei e di Martin, che è convinto che Barbara sia l’incarnazione di una donna immaginaria che popola i suoi sogni fin dall’adolescenza, Susanna. Come Martin, Leon è una figura misteriosa il cui passato e le cui motivazioni non sono sempre chiari. In una conversazione telefonica di nove ore con Barbara, Leon parla di Susanna, del pericolo in cui si trova Martin (alcuni sospettano che sia un agente della polizia segreta), della sua vita e del suo matrimonio. Finché la lunga telefonata non viene interrotta: qualcuno sta bussando alla porta della camera, e non ha buone intenzioni. Tutto sta per cambiare per sempre. Un thriller magnetico e provocatorio che esplora un territorio in cui l’ossessione sessuale incrocia il terrore politico, ricordandoci che niente è più pericoloso della fiducia.

Mi piacciono i libri che chiedono al lettore uno sforzo in più. Non per la difficoltà della scrittura, ma per la necessità di una maggiore concentrazione. Per tentare di leggere al di là delle parole, scavando tra le righe e cogliendo il senso, anche se non viene esplicitamente raccontato.

È questo che fa Ariel Dorfman in “Konfidenz”, libro attraverso il quale conduce il lettore nel suo gioco narrativo, fatto di matrioske, di mezze verità, di maschere, di tranelli. 

Come se non bastasse, a fare da sfondo alla vicenda di Barbara, Leon e Martin (ammesso che siano questi i loro nomi), l’inizio del secondo conflitto mondiale, una delle pagine più devastanti e tragiche della Storia. Una guerra che ha cambiato ogni cosa, che ha imposto alle persone di interrogarsi sulla propria identità e di domandarsi da quale parte fosse giusto (o salvifico?) stare. 

Avvio della narrazione è una telefonata. Barbara arriva in una camera d’albergo a Parigi e riceve una chiamata da Leon. Leon che sa tutto di lei, che la vuole proteggere, che le racconta storie come in Mille e una notte, che la incanta, la confonde, la rassicura e la fa tentennare. 

Parlano di tutto e di niente, pagina dopo pagina scopriamo qualcosa in più, ma a volte sembra che la verità sfugga tra le dita, evanescente. Che sia un’illusione? Che sia l’unico modo con cui crediamo di poter affrontare l’esistenza, anche se veniamo continuamente disillusi?

In mezzo alla loro telefonata, Ariel Dorfman inserisce altre voci. Quella di un narratore/scrittore che sa come andrà a finire questa storia e che sceglie quale parte mostrarci; quella della moglia di Leon, quella di Martin, quella della polizia locale, quella di uomini che spiano, che ascoltano nell’ombra, che non si mostrano e che non sapremo che ruolo avranno. 

Konfidenz” è un piccolo libro che contiene tante cose. Mi torna continuamente in mente Barbara che chiede a Leon quale sia il suo nome, come se fosse quella la risposta più importante. Come se bastasse per sapere tutto. 

Un romanzo che riflette sull’identità, sull’appartenenza, sull’esistenza quando è minacciata. Un romanzo che racconta l’amore. 

Un amore che è eros, passione, protezione; un amore totalizzante che richiede sacrifici, che non può nutrirsi, che diventa distanza; onirico, irreale, sfumato ma incredibilmente reale. 

“Konfidenz” di Ariel Dorfman è un romanzo che richiede uno sforzo in più, ma che viene ampiamente ripagato. 

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