“L’allieva” di Alessia Gazzola: secondo voi Alice Allevi ci è o ci fa?

Foto e recensione di Azzurra Sichera

Alice Allevi, la specializzanda in medicina legale nata dalla penna di Alessia Gazzola, è entrata nel cuore di molti anche grazie alla recente trasposizione dalla carta stampata al piccolo schermo. Io ho visto prima la serie tv e poi ho letto “L’allieva” (Longanesi), il primo libro della serie a lei dedicata e devo dirvi che il lavoro fatto per la realizzazione della fiction è stato in alcuni punti anche più credibile rispetto all’originale.

Del resto, la stessa autrice ha riconosciuto come “gli sceneggiatori, il regista, gli attori abbiano fornito spunti di arricchimento della vicenda o della psicologia dei personaggi”, cosa che l’ha “riempieta di entusiamo”. Tanto di cappello quindi per essersi dimostrata incline al cambiamento e con una mentalità aperta, non tutti gli scrittori sono così, anzi. Ma veniamo al romanzo.

TRAMA – Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po’ distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l’istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall’affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all’omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un’aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.

Credo che l’interpretazione migliore di Alice ce la fornisca sul finire del libro l’ispettore Calligaris.

Lei è davvero un tipo bizzarro. Lei oscilla tra il goffo e l’astuto con una nonchalance unica. Non capisco quanto ci è e quanto ci fa.

Devo ammettere che anche io me lo sono chiesta e certe volte mi veniva da scuoterla come fa la sua amica Silvia quando le dice: “Se non ti decidi a cambiare radicalmente il tuo modo di fare, finirai col trovarti sommersa da una valanga di guai”. Alice, infatti, non fa nulla per evitarli, ci finisce dentro, sopra o sotto, decidete voi, peccando più di ingenuità che di troppo trasporto.

Non ho apprezzato particolarmente il modo quasi svogliato con cui affronta la scadenza che le viene data dai suoi professori per dimostrare di non meritare una bocciatura, mi è sembrato quasi che abbia fatto passare mesi interi senza reagire, senza sbracciarsi per dimostrare quello che vale. Alice si salverà, ma ho avuto come l’impressione che non se lo sia meritato per davvero. O comunque, non fino in fondo.

Facendo un paragone con la serie tv ho riscontrato nel romanzo molta più intensità nella storia tra Alice e Arthur. Il personaggio descritto dall’autrice mi ha convinta maggiormente, mi è sembrato più solido, più autentico. Ci sono scene molto romantiche, piene di tenerezza, e le dinamiche del loro rapporto mi hanno coinvolta di più sulla carta.

Forse perché l’autrice, almeno in questo primo romanzo, non si sofferma molto su Claudio Conforti, ce lo accenna, ci fa sospettare qualcosa dicendoci poco – ottima scelta se si considera la serialità che tiene ancorati e fedeli i lettori – mentre in tv Lino Guanciale, che interpreta il carismatico, affascinante e odioso Claudio, ha prevaricato nettamente sin dalla prime scene su Dario Aita, che veste i panni di Arthur Malcomess.

Ad ogni modo, romanzo e fiction risultano entrambi un ottimo prodotto. E sapere che è tutto made in Italy, mi fa ancora più piacere.

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