“Io sono Ava” di Erin Stewart: quanta bellezza!

Ho fatto fatica a finire “Io sono Ava” di Erin Stewart (Garzanti) perché non volevo dire addio alla protagonista di questo romanzo. Volevo stare ancora un po’ al suo fianco, sentirla vicina. Quando ho chiuso il libro ho capito che comunque non mi avrebbe mai più lasciata, ed è stata un’emozione ancora più intensa.

TRAMA – Ava era mille cose. Era una ragazza che adorava cantare. Era una ragazza con tanti amici. Ora è solo la ragazza con le cicatrici. È passato un anno dall’incendio in cui ha perso i genitori. Un anno in cui Ava ha tagliato i ponti con il mondo perché le fa troppa paura. Ora è costretta a tornare a scuola. Una scuola nuova dove non conosce nessuno. Una scuola che – ne è sicura – sarà piena di ragazzi che non faranno altro che osservare il suo viso per poi allontanarsi spaventati. Chi vorrebbe mai fare amicizia con lei? Quali nuovi modi di prenderla in giro si inventeranno i suoi compagni? Non appena si avventura in quei corridoi i suoi incubi si avverano: non incrocia nessuno sguardo e, al suo passaggio, sente solo sussurri. Fino a quando i suoi occhi non incontrano quelli di Asad e Piper, gli unici ad avere il coraggio di andare oltre il suo aspetto. Di vedere la vera Ava dietro le cicatrici. Perché anche loro si sentono soli e incompresi. La loro amicizia la aiuterà a ricominciare. Le farà capire che nessuno è diverso, ma ognuno è unico così come è. La storia di una ragazza che scopre la forza che ha dentro di sé. La storia di un’amicizia più forte di tutto. Il libro che dalla stampa e dai lettori è stato definito il nuovo Wonder.

La trama fornita dalla casa editrice ci dice che “Io sono Ava” è stato definito “il nuovo Wonder”. Io ho notato una sola somiglianza: quella della copertina della edizione italiana (di cui parlo in fondo a questo post), per il resto, davvero poco o nulla.

Non voglio fare paragoni tra i due libri – che ho trovato bellissimi entrambi e che meritano di essere letti da un pubblico di ogni età – perché mi sembra giusto, almeno in questo articolo, parlarvi soltanto di Ava.

Ava è una ragazzina di 16 anni che è sopravvissuta a un incendio che si è sviluppato in casa sua. Un incendio nel quale hanno perso la vita i suoi genitori e la cugina Sara, con la quale erano come sorelle. Due mesi in coma e 19 interventi chirurgici dopo, Ava è viva, abita a casa dei suoi zii, Cora e Glenn.

Viva, ma a che prezzo? Chi è quella ragazza che vede riflessa nello specchio?

Da adolescenti non ci riconosciamo a causa dei nostri dubbi, delle nostre insicurezze, pensate solo per un attimo cosa significherebbe non stare più bene dentro la propria pelle, non solo in senso metaforico.

Una delle cose che ho apprezzato nello stile di Erin Stewart è stata la scelta di non “edulcorare” nulla. Fa quasi male il modo in cui ci descrive il dolore provato da Ava nella “cisterna” dell’ospedale, dove le toglievano la pelle morta; ci sembra di vederla quando ci descrive minuziosamente il suo viso, l’orecchio che non c’è più, cosa è diventata la sua mano.

Fa quasi male, ma è necessario se vogliamo provare ad avvicinarci ad Ava, o a immaginare cosa penseremmo per davvero se i nostri sguardi si incrociassero.

Ci sono diversi punti su cui l’autrice ritorna e ribatte per farci capire davvero quale sia l’aspetto esteriore di Ava. Non le ho considerate delle ripetizioni, solo perché andando avanti con la lettura, affrontando i problemi tipici di un’adolescente al liceo, il lettore potrebbe anche solo per un attimo scordarsi di tutte le cicatrici di Ava.

Ma loro sono sempre lì, anche quelle che non si vedono.

Dicevo dei problemi di un’adolescente… Prima cotta, bisbigli nei corridoi, la tipa che ve ne dice di ogni solo perché non indossate le scarpe giuste… vi ricordano nulla?

A me sì, eccome. Ora provate a pensare a come si possa sentire Ava ad affrontare tutto questo.

Ava studiava da casa e in pigiama, protetta nel suo isolamento in una stanza che non è la sua. La terapia però prevede il reinserimento. Cora insiste e Ava le concede due settimane. Ma poi, arriva Asad. Dopo Piper. E il musical.

E ogni cosa cambia. Le dinamiche sono tipiche degli adolescenti, ma c’è molto di più. Molto più dolore, naturalmente. Molto più coraggio. Ci saranno continue sorprese e non sarà facile trattenere le lacrime in più di un’occasione, non solo nel finale.

Legata al concetto di “scelta” ci sarà una rivelazione importante, ma di cui non vi posso accennare perché darà una prospettiva completamente nuova ad Ava e sarà davvero come rinascere.

Se c’è una cosa in particolare che mi porto dietro dopo la lettura di “Io sono Ava” è quel: “Ho paura”, pronunciato verso la fine del libro. Perché non lo diciamo mai ad alta voce? Perché non lo confessiamo?

Potrebbe stupirci sapere che molti sono nelle nostre stesse condizioni, vivono lo stesso stato emotivo. Dirsi, dire, che abbiamo paura potrebbe darci la possibilità di sentirci meno soli.

E ora veniamo al tema copertina. Perché farne una così tanto somigliante a Wonder (in particolare al libro di Julian che, per inciso, chi ha letto il primo dovrebbe assolutamente leggere), quando la copertina originale è così bella, ma soprattutto, così ricca di senso?

Copertina a parte, leggete “Io sono Ava“, vi farà solo un gran bene.

Un pensiero riguardo ““Io sono Ava” di Erin Stewart: quanta bellezza!

  • 28 Febbraio 2020 in 1:18 pm
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    Ne ho sentito parlare molto bene. Vedrò di leggerlo anche io ☺️☺️☺️

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