“Cuori vuoti” di Juli Zeh: una trama molto originale

Cuori vuoti” di Juli Zeh (Fazi Editore) è distopico che in alcuni tratti ha la tensione tipica del thriller, e racchiude in sé considerazioni di tipo psicologico e sociologico molto interessanti.

TRAMA – Germania, 2025: un futuro prossimo ancora più incerto del presente. In un’epoca post Trump, Brexit e Frexit, il paese è sconvolto da una crisi finanziaria globale, da migrazioni di massa e dal trionfo di un movimento ultrapopulista che è salito al governo. Disillusi e pragmatici, Britta e il socio Babak si sono affermati con successo: insieme hanno fondato uno studio di counseling alternativo, il Ponte, che li ha resi ricchi. Fortunatamente, nessuno sa bene cosa ci sia sotto: dietro un’apparente normalità, Britta e Babak tentano di intercettare soggetti inclini al suicidio grazie a un algoritmo e, ai più determinati, offrono la possibilità di morire per una giusta causa con azioni eclatanti ma programmate in modo quasi chirurgico. Le cose vanno a gonfie vele – fra i clienti del Ponte c’è anche l’ISIS – e Britta si pregia del fatto che, grazie al suo studio, ha messo fine all’anarchia terroristica. Fino a un misterioso attentato all’aeroporto di Lipsia: quando il Ponte intravede la minaccia di una concorrenza pericolosa, Britta fa tutto il possibile per eliminare gli sconosciuti avversari. Ma li ha sottovalutati.

Ho terminato di leggere “Cuori vuoti” qualche giorno fa, proprio mentre ci arrivavano le immagini dell’assalto dei sostenitori di Donald Trump a Capitol Hill. Ho immaginato Juli Zeh davanti alla tv o che scorreva i siti di informazione, mentre ripensava al romanzo che ha scritto, alla storia che ha raccontato. Alla sua narrazione di un futuro ipotetico che, in qualche punto, si avvicina così tanto alla realtà da fare paura.

Una delle prime cose che ho pensato leggendo questo romanzo è stata: “Che trama originale”. Britta e Babak, nel loro studio che hanno chiamato “Il Ponte”, grazie a un algoritmo e a una macchina che studia profili e intreccia dati, riescono a rintracciare delle persone con tendenze suicide. Il loro compito, attraverso una serie di step, è duplice: aiutare chi magari è fortemente depresso e non ha seriamente intenzione di morire, riportandolo alla vita; oppure consegnare una morte legata a “una giusta causa” a chi è fortemente convinto di volersi uccidere.

Così facendo, offrono comodi pacchetti di attentatori suicidi a clienti come l’ISIS.

In quanto primo, e finora unico, fornitore di servizi terroristici della Repubblica, il Ponte ha pacificato e stabilizzato il settore. 

Lo so, può risultare troppo forte, difficile da digerire, ma per l’autrice è stato un ottimo punto di partenza per riflettere sulla società in cui si muovono i protagonisti, una società priva di senso, in cui “nessuno sa più a cosa pensare”, in cui si rincorrono ideali in cui non si crede, l’empatia è un concetto privo di significato, “nessuno sa più di cosa essere a favore o contro”, in cui “la morale è un dovere per i deboli”.

All’interno di questo scenario Britta crede di potersi sottrarre dalle responsabilità di quello che fa. “Non ha nulla da rimproverarsi. Sa di non poter comprendere tutti gli sviluppi e non cerca di informarsi”.

Ed è seguendo lo sviluppo psicologico di Britta che la trama quasi si offusca, messa da parte dalla sua parabola distruttiva e destabilizzante che occupa la parte centrare del romanzo. Britta, il suo tentativo penoso di controllare il suo corpo, le sue convinzioni fatte di niente, diventano lo specchio di quella società, l’immagine simbolo di un degrado emotivo.

“Credo che dentro di noi, in fondo, ci sia un vuoto”, capisce a un certo punto Britta. Un vuoto che tornerà verso la fine, quando Julietta le dice: “Pensi di poter vomitare via il vuoto che hai dentro. Ma il vuoto non si può vomitare. Bisogna riempirlo”. E non sarà quindi un caso che la minaccia arrivi da un gruppo che si chiama Empty Hearts, “Cuori vuoti“, in un crescendo senso di apprensione.

Un romanzo feroce, con la tensione avvicente di un thriller politico, “Cuori vuoti” è un’occasione per riflettere su temi di grande attualità che attraversano la nostra società e ne stanno scrivendo il futuro.

Un futuro non così distante come siamo (per comodità) portati a credere.

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