“Quando eravamo eroi” di Silvio Muccino: un concentrato di emozioni

Mi ha sorpresa e conquistata “Quando eravamo eroi” di Silvio Muccino (La Nave di Teseo). Le ultime pagine le ho dovute rileggere più di una volta perché avevo gli occhi colmi di lacrime. Lasciare andare gli Alieni non è stato per nulla facile.

TRAMA – Alex ha trentaquattro anni e sta per tornare in Italia. Dalla sua casa ad Amsterdam guarda una vecchia foto che lo ritrae adolescente insieme ai quattro amici che allora rappresentavano tutto il suo mondo. Gli stessi che ha abbandonato da un giorno all’altro senza una spiegazione, quindici anni prima. Lui, Melzi, Eva, Torquemada e Rodolfo erano indissolubili, fragili e bellissimi, esseri unici e uniti come alieni precipitati su un pianeta sconosciuto a cui non volevano, non sapevano conformarsi. Poi, qualcosa si è rotto. Ora che Alex sta per affrontare il passo più importante della sua vita, prima di chiudere i conti con quel passato e con la causa della sua fuga, ha bisogno di rivederli perché sente di dover confessare loro la verità. Una verità che lo ha portato ad un punto di non ritorno oltre il quale, di Alex, non resterà più nulla. Per Eva, Alex è stato il grande amore, per Rodolfo il rivale-amico che aveva rubato il cuore della ragazza di cui era innamorato, per Melzi un dio messo su un piedistallo, per Torquemada un enigma da risolvere. Nessuno è mai riuscito a superare il dolore di quell’abbandono che ha alterato il corso delle loro vite. Per questo, nonostante tutto, decidono di accettare l’invito di Alex a trascorrere tre giorni nella sua casa in campagna – meta e rifugio di tanti momenti passati insieme. Ma quando vi arriveranno, la rivelazione che li attende sarà infinitamente più scioccante di quanto avessero mai potuto immaginare. Sarà solo l’inizio di un weekend fatto di verità e confessioni, pianti e risate. Al loro risveglio, il lunedì mattina, nulla sarà più lo stesso.

Lo dico subito: non sono mai stata una fan di Silvio Muccino, non ero una di quelle che correvano al cinema per vederlo, anzi. Confesso di non aver mai visto un suo film. Diciamo che abbiamo vissuto ignorandoci, serenamente. Adesso che ho letto “Quando eravamo eroi” posso affermare di non sapere se Silvio Muccino sia o meno un bravo attore, ma di sicuro è un ottimo scrittore, e spero che questo sia solo il primo romanzo di una lunga serie.

Parlarvi di “Quando eravamo eroi” non è semplice perché è talmente denso di emozioni che in certi passaggi si fa perfino fatica a leggerlo. Si viene del tutto travolti dalle parole di Muccino, soprattutto dai suoi personaggi: Alex, Melzi, Eva, Torquemada e Rodolfo, questi amici che si sono soprannominati gli Alieni, hanno unito le loro fragilità quando erano adolescenti e non erano ancora riusciti a trovare il loro posto nel mondo. Quel gruppo era diventato il loro posto, con dinamiche chiare fin dal principio: il perno, il punto di vista, l’unica, l’ultimo, l’altro.

Ognuno ha sempre rispettato il suo ruolo, recitando il suo copione, anche quando avrebbe avuto bisogno di buttare via quelle pagine e scrivere una nuova storia. Si sono lasciati consumare dagli anni, gli Alieni, quando il loro perno ha deciso di abbandonarli. Hanno girato a vuoto, hanno accampato scuse, hanno puntato il dito dalla parte sbagliata, hanno preferito accusare piuttosto che chiedere, recriminare invece di capire (e capirsi).

E adesso che Alex li ha rimessi insieme, dopo 15 anni, ogni castello di carte è destinato a cadere. Alex li ha condizionati da sempre, con il suo amore, con i suoi occhi limpidi, con il suo silenzio, con il suo sorriso che non ha mai chiesto nulla in cambio. Loro hanno donato ma soprattutto preso, e ora lui gli sta chiedendo una delle cose più difficili che gli esseri umani possano fare: comprendere. “Comprendere” etimologicamente significa “prendere insieme” e mi piace pensare che Alex abbia domandato proprio questo agli Alieni, di prendere insieme una nuova strada, di prendere insieme una nuova consapevolezza.

“Un gruppo di freak meravigliosamente sballati, irrisolti, insicuri, infelici e destabilizzati”, li definisce Nina. L’ho invidiata perché ha potuto passare del tempo in loro compagnia, mentre a me ne è stato concesso troppo poco. Invidia a parte, mi è piaciuta Nina, con la sua libertà così ingombrante, con i suoi “non me ne frega” che secondo me nascondono un sacco di roba dentro. Spero che Torquemada ci possa scrivere un libro, non si sa mai.

Credo che uno dei punti di forza di “Quando eravamo eroi” siano i dialoghi. Vi capita mai, mentre leggete, di pensare: “Ma questi come parlano?”. Ecco, con il romanzo di Silvio Muccino questo pericolo non c’è. I dialoghi sono schietti e reali, e racchiudono tutta la verità dei personaggi di questo libro, “nudi nel mostrare ombre e imperfezioni, tutto ciò che la gente tende a nascondere”.

Ma l’autore è capace di emozionare anche senza che i suoi protagonisti usino le parole: ci sono alcune scene di Alex ed Eva che strappano il cuore. Se ci penso, piango di nuovo. Spero davvero che l’autore non decida di farci un film, perché uno schermo, per quanto grande, non riuscirebbe a contenere la bellezza di queste pagine.

Mettere da parte “Quando eravamo eroi” è stato triste. Chiudo usando ancora una volta le parole di Nina: sono “viva, nonostante le botte, i fallimenti e le paure. Viva come chi continua a cercarsi”. Sono certa che gli Alieni abbiano capito come si faccia e auguro a loro (e un pochino anche a me) di non smettere mai di cercarsi e di avere il coraggio di accettarsi. Per poi ricominciare.

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