“La bellezza rimasta” di Roberta Zanzonico: un romanzo intenso

La bellezza rimasta” di Roberta Zanzonico (Morellini) è un libro intenso, emotivamente coinvolgente e dalla scrittura raffinata ma non distante. C’è una continua ricerca nella scelta delle parole che rendono questo breve romanzo ancora più interessante.

TRAMA – Chiara è una donna anziana che da ormai dieci anni vive nel passato poiché afflitta da una malattia che non le permette più di formare nuovi ricordi. Una condizione singolare, con un risvolto inatteso: permette, a chi parla con la signora Chiara, di tornare indietro a un momento nel tempo in cui la vita era sembrata gentile. La donna non ricorda, per esempio, che Gioacchino, l’unico figlio del signor Morbidelli, è guercio poiché ha perso il senno e in un episodio psicotico si è strappato via un occhio. Giacché la signora Chiara ignora il presente, continua a chiedere al padre di quel figlio bello di pochi anni prima. Mentre la gente del paese sogghigna alla vista del signor Morbidelli, la donna è l’unica a riservargli la stessa cortesia di una volta. Sarà così che l’uomo si troverà a cercare la smemorata nella speranza di rivivere attraverso lei i giorni andati. A uno a uno, gli abitanti del paesino si siederanno al tavolo della signora Chiara per ricevere la stessa consolazione: tornare indietro a quando si era (o si pensava di essere) felici.

La vita ha il vizio di riproporre quel che non si riesce ad accettare, fino a quando quel qualcosa lo si deve vedere e affrontare e, se si può, perdonare.

Quante volte abbiamo tentato di fuggire da ciò che la vita ci metteva davanti, convinti che girarci di lato sarebbe bastato? Quante volte abbiamo preferito volgere lo sguardo verso un altrove che ci sembrava migliore, “verso una semirealtà agghindata” dalla nostra fantasia, per poi comunque dover fare i conti con ciò da cui ci eravamo sottratti?

Capì che il tempo con il suo scorrere, costringe a vedere le proprie case crollare, i propri entusiasmi dissiparsi, gli amori svanire e i propri assoluti diventare precari, spingendo alla ricerca continua di nuovi inizi senza capire che non porteranno a esiti dissimili. 

È un groviglio di vite, “La bellezza rimasta” di Roberta Zanzonico. Un intreccio di storie che portano a continue riflessioni sulla vita, sul come viverla, su chi (scegliere di) essere.

Riflessioni che arrivano da punti di vista diversi, distanti ma simili, che si aggrappano all’ennesima soluzione che sembra salvifica e che invece è solo fittizia. Ma che, non appena svelata nel suo inganno protratto in modo inconsapevole, rimetterà tutto in discussione.

La Signora Chiara non “aveva mai conosciuto l’interesse degli altri” e di punto in bianco si trova al centro dell’attenzione di tutti. Lei che era sempre stata “invisibile ai più”, adesso è la più richiesta per alleviare le sofferenze di chi non riesce a venire a patti con il proprio presente, e preferisce rivivere il passato chiacchierando con una donna non ricorda gli ultimi dieci anni, cristallizzandosi insieme a lei in un tempo passato – che appare migliore – cercando un pretesto per non andare avanti.

La Signora Chiara è gentile con tutti, ignara, e perennemente irrisolta. Si scontra con sentimenti ed emozioni che non capisce, in bilico tra un desiderio e la paura, tra rimorsi e una spinta ad andare lontano che sembra non riuscire a capire fino in fondo. Ingabbiata in un matrimonio che è stato solo un errore. E no, il Signor Antonio non avrà il mio perdono.

Il rapporto tra il signor Mordibelli e Gioacchino mi è piaciuto molto, l’ho trovato autentico e molto ben descritto, specie nelle pagine finali, quando c’è una decisione da prendere. O una realtà con cui fare i conti. Vorrei riportarvi alcune frasi che mi sono segnata ma vorrebbe dire anticiparvi troppo quindi non lo farò invitandovi a leggere il romanzo per scoprirle.

Sullo sfondo de “La bellezza rimasta” ci sono i commenti e i ghigni dei passanti, gli abitanti di Filaccione che fanno da cornice alla narrazione. Giudicano, emettono sentenze, in pochi casi sono clementi o impietositi. Il libro narra “vicende umane che mai erano sfuggite alle voci del paese”, un “chiacchiericcio” continuo che penetra nei pensieri, influenza le azioni, toglie delle colpe.

Un’eco che sembra richiamare i pensieri di chi legge oppure prenderne le distanze, in una danza tra sentimenti sempre diversi che emergono dalle pagine del libro. Una lettura davvero molto stimolante, che getta un fascio di luce su alcuni temi che non andrebbero mai trascurati.

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