“Quasi tutto velocissimo” di Christopher Kloeble: “estasiante”!

“Quasi tutto velocissimo” di Christopher Kloeble (Keller) è un romanzo molto intenso, nel quale i due protagonisti sono delineati davvero alla perfezione.

TRAMA – Albert ha diciannove anni, è cresciuto in un orfanotrofio e non ha mai conosciuto la madre. Per tutta la vita ha dovuto assistere il padre, Fred, che è come un bambino intrappolato nel corpo di un adulto, trascorre il tempo leggendo enciclopedie, contando le auto verdi che passano per strada ed è conosciuto come l’eroe di un tragico incidente d’autobus. Quando a Fred vengono diagnosticati solo pochi mesi di vita, per Albert inizia una vera e propria corsa contro il tempo perché sa che quell’uomo perso in un mondo tutto suo è l’unico a poterlo aiutare nella ricerca del proprio passato. Comincia così un viaggio avventuroso e commovente in compagnia di personaggi memorabili che li porterà in un’epoca lontana, fino a una notte di agosto del 1912 e alla storia di un amore proibito… Quasi tutto velocissimo è una saga famigliare luminosa e drammatica, un travolgente road novel ambientato nelle alte terre alpine dal quale è impossibile separarsi. Due adorabili eroi ci conducono in un tempo pieno di possibilità e ombre, amori, misteri e viaggi, in luoghi e cittadine immerse nelle atmosfere di antiche fiabe.

Iniziando a scrivere questo post so già che parlarvi di “Quasi tutto velocissimo” sarà un’impresa ardua. Lo sarà perché, come spesso succede, la bellezza di libro è difficile da raccontare.

Iniziamo dai personaggi. Albert ha 19 anni ed è in quel delicato momento della sua vita in cui, per andare avanti, necessita di risposte sul suo passato. Una in particolare: chi è sua madre?

Continua a essere inutile chiederlo a Fred, il quale dice sempre di “aver capito tutto” senza mai aver colto il senso di una frase, fissato con le auto verdi e con un momento vago passato a fare l’eroe, legato a strane manie che non sembrano avere logica. Albert non l’ha mai chiamato papà. Come avrebbe potuto?

Albert ha insegnato a Fred a nuotare, non viceversa. Albert lo rassicurava quando c’era un temporale e ancora si prende cura di lui. Non viceversa.

“Io sono Fred”.
“E sei mio padre”.
Fred strizzava gli occhi.
“Hai capito?” chiedeva Albert.
“Io capisco sempre tutto” replicava Fred.

Credo che l’autore abbia reso in modo impeccabile questi due personaggi, nella loro dinamica, nei loro dialoghi e, in generale, nel loro rapporto. Insieme sono straordinari, nell’arrendevolezza di Albert, nella testardaggine di Fred, ma sono potenti anche da soli.

Con Fred in particolare, per ovvie ragioni legate al suo deficit mentale, c’era il rischio di cadere in banali luoghi comuni o di scadere nel fuori luogo, ma per fortuna l’autore è rimasto saldamente lontano da entrambi.

La storia di Albert e Fred è fortemente legata a vicende del passato, che si faranno chiare solo andando avanti nella lettura. Sarà Julius a raccontarci la sua storia e quella della sua famiglia. Credo che sia stato a causa sua se questa parte mi abbia emotivamente coinvolta meno: Julius altro non è che un personaggio spregevole e meschino. Con le sue ultime battute mi ha fatto venire i fremiti dalla rabbia. Secondo me se un autore riusce a far provare a un lettore questo tipo di emozioni, allora ha fatto centro, indipendentemente dalla trama.

Quello di Albert e Fred in “Quasi tutto velocissimo” più che un percorso sarà l’ultima tappa di un viaggio iniziato molto tempo prima. Arriveranno delle risposte, ma non saranno mai importanti quanto i legami di una vita e l’amore che lega due esseri umani. Se mi conoscete, saprete benissimo che alla fine ho pianto. Inutile nascondervelo, nemmeno questa volta.

Che dirvi, per concludere? La lettura di “Quasi tutto velocissimo” è stata semplicemente “estasiante”!

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