“I poeti morti non scrivono gialli” di Björn Larsson: adoro questo autore!

Larsson mi ha sorpresa ancora una volta. “I poeti morti non scrivono gialli” (Iperborea) è un romanzo lontano e per diversi aspetti molto diverso da “Il porto dei sogni incrociati” e “La lettera di Gertrud“. Manca del tutto quel pizzico di magia del primo, ed è lontanissimo come temi e riflessioni dal secondo. Non so come ci riesca, ma questo autore a mio avviso rimane credibile in ogni cosa in cui si cimenta, specie perché c’è un aspetto che unisce ogni suo romanzo: la profonda umanità dei suoi personaggi.

TRAMA – Un’opaca sera di febbraio, l’editore Karl Petersén raggiunge impaziente il porto di Helsingborg. Nella ventiquattrore una bottiglia di champagne e un contratto per il poeta Jan Y. Nilsson, a cui ha chiesto di scrivere un giallo, sicuro bestseller già venduto ai più prestigiosi editori d’Europa. Ma il poeta accetterà di firmare? Si piegherà alle basse leggi di quel mercato che, con la sua ricerca di una poesia alta ed essenziale, ha sempre snobbato? La risposta è definitiva: Petersén trova Jan Y. impiccato a bordo del peschereccio in cui viveva. Si è suicidato? Il commissario Barck non ha dubbi: i poeti si uccidono, non vengono uccisi. Eppure i motivi per farlo fuori non mancano, a cominciare dal lauto compenso che Jan Y. avrebbe presto incassato e dal materiale scottante sugli squali della finanza che il suo romanzo era pronto a denunciare… Nell’età dell’oro dei thriller, Björn Larsson scrive “una specie di giallo” che è un gioco letterario di raffinata ironia e autoironia, per indagare l’essenza stessa della scrittura e della vocazione artistica. In una sferzante satira di un mondo editoriale all’isterica ricerca del prossimo successo, solo un “poliziotto-poeta” è in grado di scoprire le associazioni nascoste, di rivelare l’inatteso, di afferrare le verità che si celano dietro le apparenze.

Björn Larsson in “I poeti morti non scrivono gialli” si diverte a scrivere “una specie di giallo” che va avanti fluido, piacevole. Una lettura scorrevole nella quale si intrecciano una riflessione sulla poesia – e in generale sul mercato editoriale – e la ricerca dell’assissino di un poeta, avendo come perno centrale le emozioni e i sentimenti dei singoli personaggi.

Come sempre, Larsson affrontà l’emotività con estremo realismo. A seguito della scoperta dell’omicidio di Jan Y. i vari personaggi sono sì, dispiaciuti, ma un secondo dopo intravedono una possibilità per se stessi. L’editore falsifica la firma del poeta per fargli firmare il contratto che avevano in sospeso, il poliziotto si fa avanti nella speranza di venire pubblicato, l’amico Anders spera di conquistare la donna che era sempre stata vicina al poeta… Nulla di “politicamente corretto” se così si può dire, ma che sin da subito mostra non solo un lato del carattere dei personaggi, ma anche l’attinenza al reale della scrittura di questo autore.

Reale che in molti casi coincide con la ricerca della verità. Ho trovato molto stimolante il parallelismo tra poesie e lavoro investigativo. Il personaggio del poliziotto, Martin Barck, è estremamente complesso e sfaccettato, e probabilmente è quello che il lettore arriva a conoscere meglio.

Su quel punto non c’era differenza tra il poliziotto e il poeta. Era tutta questione di vedere, le cose nascoste come quelle talmente evidenti che non ci si faceva più caso, le cose che non c’erano come quelle che non avrebbero dovuto esserci, gli indizi come le false piste.

Tutti i personaggi de “I poeti morti non scrivono gialli” non sono perfetti, né fingono di esserlo. Sono insoddisfatti, chi in ambito lavorativo, chi nella sfera sentimentale, sono alla ricerca di qualcosa e si lasciano spesso condizionare dalle proprie emozioni, sbagliando a giudicare gli altri. Ma, in fondo, “cosa vuoi aspettarti dagli esseri umani?”.

Sono molto interessanti anche tutti gli incisi che riguardano l’editoria e la letteratura. Larsson spesso parla del mercato (rimanendo attuale nonostante non sia un romanzo recente), ma si concentra maggiormente sulla figura dello scrittore, delinenadone caratteristiche e indole:

Lui sarebbe stato al settimo cielo se fosse riuscito a farsi pubblicare una poesia, una sola. Ma poi? Poi si alzava l’asticella e si voleva essere apprezzati, ottenere belle recensioni e lettori che ti prendono sul serio, magari perfino vedersi tradotti in altre lingue. Poi si saliva ancora un po’, si voleva scrivere una poesia ancora più bella, un capolavoro che sarebbe passato allo storia. Ma dopo?

È anche in questo caso torna il tema dell’insoddisfazione, del non sentire mai di essere arrivati alla meta, di voler sempre qualcosa in più, nonostante il prezzo sia davvero alto. E lo sanno bene i personaggi di questo romanzo…

I poeti morti non scrivono gialli” è “una specie di giallo” perché alla fine non è tanto importante risolvere il caso, quanto sondare nelle pieghe dell’animo umano. La trama infatti non si sviluppa in un crescendo di tensione, ma di disperazione. Se state cercendo un romanzo giallo nel senso classico del termine, non è questo il libro adatto. Se amate una buona prosa e se avete voglia di leggere acute riflessioni su quanto, in fondo, ognuno di noi sia irrimediabilmente imperfetto, allora sì, andate sul sicuro.

P.S.: Ho avuto la fortuna di conoscere Larsson al Salone del Libro di Torino, lo scorso 10 maggio. Parla italiano ed è estremamente gentile. Abbiamo chiacchierato del suo ultimo romanzo, mi ha detto: “Magari non sarà il più bello, ma di certo è per me il più importante”. Abbiamo parlato delle ultime pagine de “La lettera di Gertrud“, della sua scelta per il finale e io gli sono stata grata per essersi aperto con me, con semplicità e umiltà. Doti rare, che mi hanno fatto capire molto dell’uomo oltre che dello scrittore. Grazie anche a Iperborea che ha dato la possibilità a noi lettori di incontrarlo. Non mi resta che attendere il suo prossimo romanzo!

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