“L’abbazia di Northanger” di Jane Austen: di certo non è tra i miei preferiti dell’autrice…

“L’abbazia di Northanger” di Jane Austen era uno di quei libri “che ancora dovevo leggere”. Avete presente, no? Le liste dei classici della letteratura che stiliamo ogni tanto, oppure quelle pile di libri già comprati in attesa di essere quantomeno sfogliati, o quei titoli che “bisogna leggere” per essere dei buoni lettori. A volte, ci facciamo davvero un sacco di paranoie quando si tratta di libri…

Riflessioni a parte, questo romanzo della Austen non mi ha proprio appassionata. Non ha nulla a che vedere con i suoi più famosi, ma soprattutto, più romantici.

TRAMA  – Catherine Morland, la protagonista del romanzo, è invitata a trascorrere qualche giorno presso l’ex abbazia di Northanger, residenza della famiglia del giovane pastore anglicano con cui si è fidanzata, e che la crede una ricca ereditiera. Suggestionata dal luogo e ancor più dalle intense letture di romanzi dell’orrore all’epoca in gran voga, la giovane vive alterando banali eventi quotidiani alla luce di immaginarie atmosfere di terrore. Una serie di malintesi, frutto della sua fantasia sovreccitata, mette a repentaglio il rapporto sentimentale appena nato, pregiudicato anche dalla scoperta delle sue reali condizioni economiche. Celebrazione dei riti di iniziazione sociale della borghesia inglese di provincia a cavallo tra Sette e Ottocento, quest’opera della Austen non si esaurisce nella storia di una contrastata passione, ma rappresenta una sottile parodia del romanzo sentimentale, e soprattutto del romanzo gotico, che resta di grande attualità ancora oggi.

Per iniziare prenderei spunto dall’ultima frase della trama (anche perché dove l’hanno vista questa “contratata passione”?) che fornisce la Newton Compton. In quest’opera della Austen si parla molto dei gusti letterari dell’epoca e mi hanno fatto sorridere alcune discussioni su cosa fosse opportuno leggere. In modo particolare, le donne che “leggevano romanzi” erano viste non prorpio di buon occhio, quasi si discuteva se fossero intelligenti o meno dato che preferivano – o si appassionavano – a quel tipo di opere. Ma Catherine si annoiava leggendo di storia, date e guerre: come non comprenderla, poveretta?

Se l’eroina di un romanzo non è sostenuta dall’eroina di un altro romanzo, da chi mai potrà aspettarsi protezione e rispetto? Non posso approvare un simile comportamento. Lasciamo che i critici letterari sparlino a loro piacere di queste effusioni della fantasia e all’uscita di ogni nuovo romanzo esercitino i loro vieti motteggi sul ciarpame che fa gemere i torchi. Sebbene le nostre produzioni abbiamo fornito piacere assia più vasto e costante di quanto non abbia fatto qualsivoglia altro genere letterario al mondo, nessu’altra composizione è stata mai altrettanto denigrata. Per superbia, ignoranza, moda, i nostri avversari sono quasi altrettanto numerosi dei nostri lettori.

Oh, carissima Jane, come mi piacerebbe che tu potessi leggere tutti i dibattiti che si scatenano quotidianamente sui romanzi rosa e poi magari dare un’occhiata alle classifiche delle vendite. Chissà però se accetteresti la mia richiesta di amicizia su Facebook per discuterne…

“L’abbazia di Northanger” è il primo romanzo della Austen e l’ultimo a essere stato pubblicato. Si capisce quindi che l’autrice ci ha riversato dentro tutti i suoi timori, i suoi dubbi: chi è davvero l’eroina di un romanzo? I romanzi sono una perdita di tempo? Cosa sarebbe meglio che scrivessi? Probabilmente anche per questo motivo non è una delle sue opere migliori.

Non capisco, per esempio, come mai ci siano volute 130 pagine (su 190 totali, di quelle scritte fitte fitte) per arrivare all’abbazia. Tutto quello che è stato raccontato prima era funzionale a conoscere la nostra eroina, a scoprire chi è l’uomo di cui si è invaghita, a farci disprezzare i fratelli Thorpe (sì, pure Isabella, perché non puoi essere così civetta e poi fare la gnorri), ma forse è un tantino lungo.

Finalmente poi si arriva all’abbazia, e nei primi giorni Catherine non ne esce proprio benissimo. Si lascia suggestionare, inizia a fantasticare su cose che non hanno senso, per poi dimostrarsi poco coraggiosa, o dormigliona.

Quando l’orologio avesse battuto dodici colpi e tutto fosse stato tranquillo, lei, se non fosse troppo spaventata dal buio, sarebbe andata di nuovo a controllare. L’orologio batté le dodici e Catherine già da mezz’ora dormiva.

Ecco, diciamo che la Austen prende un po’ in giro la sua eroina, la quale non riesce quasi più a distinguere ciò che ha letto nei romanzi gotici che tanto l’appassionano con quello che realmente la circonda e le succede intorno. Fino a quando un discorso di Henry non le apre gli occhi e la costringe a vergognarsi per quello che aveva pensato sulla famiglia dell’uomo che le piace. Senza però rimanere un po’ superficiale nelle sue considerazioni…

Per quanto fossero affascinanti le opere della signora Radclife, e affascinanti anche quelle dei suoi imitatori, forse non si doveva cercare in loro la rappresentazione veritiera della natura umana, almeno non di quella delle contee dell’Inghilterra centrale. Delle Alpi e dei Pirenei, con le loro foreste di pini e con i loro vizi, forse potevano dare una descrizione fedele, e Italia, Svizzera e Sud della Francia potevano essere feconde di orrori così come erano rappresentate.

Bè, grazie. Ad ogni modo, prima del lieto fine (sì, certo che c’è il lieto fine, stiamo parlando della Austen) la nostra eroina subirà un’umiliazione e sarà vittima di alcune incomprensioni. Di che si tratta, ovviamente non ve lo svelo.

Ancora una volta, però, terminando un libro di Jane Austen mi chiedo: ma perché fugge sempre al momento del vissero felici e contenti? Perché non ce lo fa gustare invece di liquidarlo nelle ultime righe dei suoi romanzi? Sempre in modo frettoloso, quasi non fosse importante. Di certo, nelle altre sue opere il modo in cui si giunge al finale è molto più interessante e intrigante, qui lascia davvero a desiderare.

Un pensiero riguardo ““L’abbazia di Northanger” di Jane Austen: di certo non è tra i miei preferiti dell’autrice…

  • 12 Giugno 2017 in 2:20 pm
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    Ciao! Scusa se te lo scrivo qui ma ho spostato il mio blog qui http://www.erigibbi.it quindi se ti va di continuare a leggermi devi aprire il link ed iscriverti! Grazie e a presto!

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