“Un imprevisto chiamato amore” di Anna Premoli: un’autrice che per me è sempre una garanzia!

Cosa vi devo dire più di quello che ho già ribadito su Anna Premoli? Io la adoro, adoro lei perché difende il romanzo rosa e noi povere lettrici di questo genere (vorrei dire ai signori criticoni che noi leggiamo anche altro e se ci piace il romance non significa che siamo lettrici di serie B!), adoro le sue storie d’amore, la sua ricerca di protagonisti sempre diversi, e i dialoghi sempre perfetti. Il suo ultimo romanzo, sempre targato Newton Compton, si intitola “Un imprevisto chiamato amore”. 

TRAMA – Jordan ha collezionato una serie di esperienze disastrose con gli uomini. Consapevole di avere una sola caratteristica positiva dalla sua parte, ovvero una bellezza appariscente e indiscutibile, è arrivata a New York intenzionata a darsi da fare per realizzare il suo geniale piano. Il primo vero progetto della sua vita, finora disorganizzata: sposare un medico di successo. Jordan ha studiato la questione in tutte le sue possibili sfaccettature e, preoccupata per le spese da sostenere per la madre malata, si è convinta di poter essere la perfetta terza moglie di un primario benestante piuttosto avanti con gli anni. Ma nel suo piano perfetto non era previsto di svenire, il primo giorno di lavoro nella caffetteria di fronte all’ospedale, ai piedi del dottor Rory Pittman. Ancora specializzando, per niente ricco, molto esigente e tutt’altro che adatto per raggiungere il suo obiettivo…

Jordan e Rory sono due dei più bei personaggi che la Premoli abbia finora messo su carta. Jordan è una ragazza che ne ha viste già tante, che sa cos’è la povertà, il duro lavoro, e ha anche capito che ad alcuni uomini basta concedersi per avere in cambio qualcosa. Non sarà nobile, non sarà giusto, ma lei non lo nasconde, in primis non ne fa mistero con se stessa. Jordan sa chi è, conosce i suoi limiti, per questo ha un piano. Solo che si sa, nella vita le cose si fanno interessanti quando qualcosa – o qualcuno – scompiglia le carte in tavola.

Sono la regina delle ignoranti. E sebbene sia da sempre cosciente dei miei limiti, ultimamente questa consapevolezza comincia a pesarmi. E questo mi innervosisce, perché ho vissuto ventisei anni con tanti problemi, ma almeno senza complessi riguardo a quello che “magari sarei potuta diventare”. Non so cosa sia cambiato, da qualche tempo a questa parte. Non so se è la città. O le persone. Oppure questo specifico essere umano al mio fianco. Non so cosa augurarmi.

Jordan inizia a farsi delle domande quando inizia a frequentare Rory, il medico che le ha salvato la vita il suo primo giorno di lavoro a New York. Lui ovviamente è perfetto, sa tutto, nel tempo libero fa volontariato in Africa, è sempre gentile, oltre a essere di una bellezza imbarazzante. Lei vuole provare a essere più che una semplice cameriera intenzionata a sposare un primario magari con tre divorzi alle spalle. La cosa bella è che inizia questo percorso prendendo seriamente la lettura.

Io e libri non siamo fatti gli uni per l’altra. E ho detto sì a questa prima lettura solo perché me l’ha chiesto Rori, che ha l’antipatica capacità di farmi fare qualsiasi cosa. In genere sto bene nella mia pelle, non mi vergogno di quello che sono, ma con di mezzo il dottor Pittman la questione si complica: quando sei in compagnia di un essere umano che è così fastidiosamente perfetto, che si aspetta che tu sia qualcosa di più, be’, finisci per provarci. Con risultati piuttosto deludenti. Perché ognuno di noi è quello che è. E da se stessi non si scappa.

Sì, è vero, da se stessi non si scappa. Però si possono cercare dei compromessi, oppure è possibile chiedersi cosa ci rende felici, nel pieno riconoscimento dei nostri limiti. La verità, secondo me, la dice il signor Richards, il padrone di casa di Rory, malato immaginario, brontolone ma molto dolce, che un giorno dice al bel dottore: “Le donne intuiscono il proprio valore solo quando sono amate da persone di valore”. Qui secondo me sta la chiave di tutto: non è una questione di cambiamento, di voler diventare qualcun altro, ma di saper riconoscere il proprio valore guardandoci attraverso gli occhi di un’altra persona, che riteniamo di valore e di cui siamo innamorati.

Anche per Rory comunque non sarà semplice. Per anni ha sempre lavorato come un matto per ottenere quello che voleva, arrivando dove voleva arrivare. Ma a che prezzo? E poi, siamo sicuri che ne sia valsa la pena? Nel suo caso è prima l’amico Ronald a fargli capire cosa sta passando: “In genere con le donne che contano è così: hanno il fastidioso potere di farti dubitare di te stesso, quando invece stavi vivendo più che contento, ignorando felicemente certi problemi”.

E poi è la madre a dargli il consiglio giusto: “Rory, amare significa anche accettare che una certa persona potrebbe non utilizzare mai del tutto le proprie risorse. Magari a lei va bene così. La questione è: tu potrai amarla e rispettarla qualsiasi scelta lei faccia per se stessa? Potrai accontentarti, se lo farà lei?”.

L’amore che travolgerà Jordan e Rory è uno di quelli che non ti aspetti, che non stai cercando, che preferisci evitare ma che finisce per sconvolgerti. E per questo ci piace così tanto a noi romanticone.

Rory a un certo punto dice che “il bello di un libro è che non si è mai in ritardo per leggerlo”. Io con i libri della Premoli non so aspettare più di 24 ore dal loro arrivo in libreria prima di iniziare a leggerli!!

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