“Marina Bellezza” di Silvia Avallone: una fotografia della nostra generazione

Recensione e foto di Tatiana Spadoni

Se avete amato “Acciaio”, se non vi è piaciuto o addirittura non l’avete letto… bene, questo libro fa per voi! “Marina Bellezza” di Silvia Avallone (Rizzoli) è una storia che ti prende e ti coinvolge fino alla fine. La scrittrice è  una ragazza della nostra generazione, quella generazione privata delle certezze sociali, cresciuta nella paura della recessione economica. E ha tutti gli strumenti per fare di queste incertezze e insicurezze una storia.

TRAMA. Marina ha vent’anni e una bellezza assoluta. È cresciuta inseguendo l’affetto di suo padre, perduto sulla strada dei casinò e delle belle donne, e di una madre troppo fragile. Per questo dalla vita pretende un risarcimento, che significa lasciare la Valle Cervo, andare in città e prendersi la fama, il denaro, avere il mondo ai suoi piedi. Un sogno da raggiungere subito e con ostinazione. La stessa di Andrea, che lavora part time in una biblioteca e vive all’ombra del fratello emigrato in America, ma ha un progetto folle e coraggioso in cui nessuno vuole credere, neppure suo padre, il granitico ex sindaco di Biella. Per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna, ripartire dalle origini. Marina e Andrea si attraggono e respingono come magneti, bruciano di un amore che vuole essere per sempre. Marina ha la voce di una dea, canta e balla nei centri commerciali trasformandoli in discoteche, si muove davanti alle telecamere con destrezza animale. Andrea sceglie invece di lavorare con le mani, di vivere secondo i ritmi antichi delle stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla.

Partiamo dal titolo. “Marina Bellezza” è il nome della Protagonista femminile. Una ragazza di provincia, con una famiglia problematica, dotata di una bellezza speciale e di una voce potente. È determinata a sfondare nel mondo dello spettacolo, sia per poter scappare dalla terra in cui è cresciuta che la fa sentire prigioniera, sia per un senso di riscatto dal suo passato. Arrogante e sicura di sé, è capace di travolgere sentimenti, promesse, persone pur di ottenere ciò che vuole.

Allora, i patti sono questi. Niente regole questa notte, anarchia totale. Poi da domani cancelliamo ogni cosa, non ci rivedremo mai più. Ci stai?

Ci sto.

Ambientazione: Valle del Cervo. Siamo in provincia di Biella, a un’ottantina di km da Torino, ma le montagne, il gelo e la neve invernali, e soprattutto il fallimento delle varie aziende locali rendono questi posti incantevoli ed incantati ancora più inacessibili. Con la mancanza di lavoro e prospettiva anche nelle grandi città del nord, i giovani riniziano a popolare queste valli, spinti dagli affitti bassi e dalla possibilità di reinventarsi.

Andrea Caucino è anche lui figlio di questa terra di confine. Oppresso dalle aspettative e dai successi famigliari, trova conforto nel passato: decide di seguire le orme di suo nonno, diventando allevatore di quindici mucche e accettando i duri e antichi ritmi degli animali. Riesce così a realizzare il suo sogno, estraniandosi da una vita di cui non si era mai sentito fare parte. La sua spina nel fianco è Marina, selvaggia, sfrontata, sempre sopra gli schemi, una passione che non riesce a domare, l’unica che potrebbe far vacillare i suoi progetti.

Si conoscevano da sempre, erano cresciuti insieme, poi si erano allontanati, com’era giusto che fosse, e adesso non c’era più niente da aggiungere. Diventare adulti significa saper distinguere la realtà dal desiderio; saper rinunciare, all’occorrenza, al desiderio. Saperlo nominare, ridimensionare. Il desiderio fa parte della vita, al pari della violenza. Diventare adulti significa gestire il desiderio e la violenza.

Un libro che si lascia divorare, uno stile di scrittura fresco, facile. Una fotografia della nostra società messa a dura prova dalla crisi, uno scontro fra generazioni in cui i genitori forti della loro era dorata devono fare i conti con dei figli rassegnati e inconcldenti che cercano la propria strada.

Solo due appunti: il primo riguarda il rapporto irrisolto fra Andrea e suo fratello. Non mi ha convinto il loro incontro che ha aperto ancora più problematiche di quanto ne avessero già prima. Il secondo è un dubbio molto personale: sono contro il determinismo sia in letteratura sia nella vita quotidiana, non accetto che sia tutto scritto, che il passato della mia famiglia sia così determinante ed assoluto da pesare e decidere il mio futuro. Marina per quanto cerchi di ribellarsi soccombe a questo spirito deterministico, rendendosi nel finale poco credibile. Nonostante questo, il suo personaggio è reale, così tanto sofferto e contraddittorio che è possibile comprendere e a volte anche giustificare.

4 pensieri riguardo ““Marina Bellezza” di Silvia Avallone: una fotografia della nostra generazione

  • 22 Gennaio 2017 in 10:49 pm
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    Ho adorato Acciaio. L’ho vissuto sulla mia pelle.
    Marina l’ho sentita meno vicina. Ma questo libro ha stregato mio marito che ha voluto conoscere l’autrice a Torino al Salone del libro ormai diversi anni fa.
    Ora non ho più sentito nulla della Avallone. Chissà se sta preparando un altro libro!

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  • 23 Gennaio 2017 in 8:08 pm
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    se per caso lo scopri me lo dici? io ho provato più volte a cercare, ma non ho trovato nulla

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  • 6 Giugno 2018 in 10:05 pm
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    Si chiama “Da dove la vita è perfetta”.

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