“Chi dà luce rischia il buio” di Giulia Ciarapica: superbo

Giulia Ciarapica torna in libreria con “Chi dà luce rischia il buio(Rizzoli), un romanzo fuori dal tempo, capace di afferrare il presente e farsi spazio verso il futuro, nel modo in cui solo i grandi romanzi sanno ritagliarsi un posto nella letteratura.

TRAMA – “Noi non facciamo parte del resto del mondo perché viviamo qui.” Questo Annetta lo sa, lei che si porta dentro tutto il passato di Casette d’Ete, con i suoi fantasmi e i suoi lutti, e l’energia di un paese a cui ciascun figlio resta legato in modo indelebile. Lo sa Valentino, suo ex fidanzato e oggi marito della sorella Giuliana. Sanno anche loro che ogni cosa sta cambiando pur rimanendo immobile, e la Valens, la loro ditta di scarpe da neonato, ne è la prova: arrivano gli anni Sessanta, i laboratori artigiani si trasformano in vere e proprie fabbriche da cui entrano ed escono padroni e operai, ma l’obiettivo resta sempre quello, ideare scarpe. La famiglia Verdini cavalca il boom economico e le loro calzature sono richieste all’estero, eppure la strada del successo si rivela insidiosa, tra scioperi e truffe da parte di concorrenti sleali. A risentirne è anche la famiglia, quel luogo misterioso in cui si mescolano le inquietudini dei figli e i grandi errori dei genitori: se Annetta combatte contro la solitudine del non essere diventata madre, Giuliana cerca nella durezza della maternità la soluzione agli enigmi interiori.

Già so, prima di iniziare a scrivere questo post, che ogni parola che io possa riuscire a mettere in fila non renderà giustizia alla bellezza di questo romanzo. Ho sottolineato, fatto orecchie alle pagine, ho riempito foglietti di appunti. Ho pianto.

Ho vissuto fuori dal tempo, fuori dallo spazio, mi sono immersa nelle sensazioni che la scrittura magistrale e fortemente evocativa di Giulia Ciarapica mi ha trasmesso, pagina dopo pagina, riga dopo riga.

Vorrei iniziare dal titolo. “Chi dà luce rischia il buio” non è solo un bellissimo verso di Montale, ma è anche il filo portante di tutta la narrazione. Un gioco di ombre, di chiaroscuri, che diventa un nascondiglio, un posto in cui perdersi o, al contrario, un mostrarsi, un’accettazione. Se non avete ancora letto il romanzo vi consiglio di fare caso al modo in cui l’autrice gioca con questi due elementi, inserendoli per descrivere una scena o un personaggio, in modo preciso, magnetico.

“La luce è piena di ombre, e se esistono le ombre è lì che la luce splende più forte. Sta a loro stabilire chi sia la luce e chi l’ombra”.

Vi sembrerà di essere lì, immersi nel buio o rinfrancati dalla luce, a sentire l’odore del cuoio e della colla, a cercare gli occhi dei personaggi, alcuni dei quali saranno sfuggenti, altri sfacciati.

Giulia Ciarapica ci ha regalato, con questo romanzo, un gruppo di personaggi che smettono di essere di carta e inchiostro, ma acquistano forma, contorno, consistenza.

La magia della lettura si compie quando riusciamo a trovare un pezzo di noi tra le pagine di un libro e a me, con “Chi dà luce rischia il buio” è successo, probabilmente nel modo più doloroso e liberatorio. Mi sono ritrovata nelle parole e nelle emozioni di un personaggio, finendo per capire i miei sentimenti, i miei legami, i miei irrisolti. Ho dovuto interrompere più volte la lettura perché ero in preda al pianto. È stato come se Giulia Ciarapica parlasse direttamente al mio cuore.

Ma, ne sono certa, con questo romanzo ha parlato al cuore di molti. Perché ci sono diversi personaggi, ognuno di loro perfettamente caratterizzato, e non sarà difficile rintracciare pezzi di sé tra queste pagine. Uno di quelli che più mi ha colpita è stato Toni, un uomo che misura sé stesso con il proprio lavoro, che si è tirato indietro, che ha preferito macchiarsi di invidia piuttosto che vestirsi di fatica.

“Passando di fronte alle vetrine dei negozi nota un profilo che è solo una linea, un tratto di penna a poco più. Si riduce a questo, come il bozzetto di un’idea morta in partenza”. 

E poi c’è lei, Casette d’Ete, che non è mai stata sfondo di questa storia. Casette “vedeva e sapeva tutto”, ha sempre l’ultima parola, giudica, prende posizione.

“Casette d’Ete, più spavalda di prima, è ancora pronta a schierarsi dalla parte di chi vuole la rivoluzione, ma solo per ricordargli quanto sia difficile andare lontano. Si può scappare dalla verità ma non si può fuggire dalla provincia. La provincia è dentro, come un fantasma che osserva e divora i suoi figli in qualunque tempo”. 

Ci sarebbe tantissime altre cose da dire su “Chi dà luce rischia il buio“. Sul lavoro di ricerca storica compiuto dall’autrice; sulle suggestioni di lettura che ci ha lasciato lungo tutto il romanzo; sull’uso sapiente di espedienti narrativi che sfiorano il gotico capaci di non essere fuori luogo ma di dare maggiore spessore alla trama; sul modo in cui l’amore si mischia alla perdita, e di come riusciamo a essere sempre e comunque delle solitudini…

C’è la vita in questo romanzo, in tante sfaccettature. Per questo è bellissimo. Ed è scritto in modo superbo. Ogni singola parola è stata pensata e scelta, è evidente. E ogni singola parola vi resterà impressa.

Non saprei che altro dirvi se non: leggetelo.

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