“Una stella senza luce” di Alice Basso: un po’ deludente

Alice Basso è tornata in libreria con “Una stella senza luce” (Garzanti) terzo libro della serie con protagonista Anita Bo. Atteso sempre con grandi aspettative, purtroppo devo ammettere che questo nuovo romanzo mi ha un po’ delusa.

TRAMA – Torino, 1935. Il lunedì di lavoro di Anita inizia con una novità: Leo Luminari, il più grande regista italiano, vuole portare sul grande schermo uno dei racconti gialli pubblicati su «Saturnalia», la rivista per cui lei lavora come dattilografa. Il che significa poter curiosa – re dietro le quinte, intervistare gli attori e realizzare un numero speciale. Anita, che subisce il fascino della settima arte, non sta nella pelle. L’entusiasmo, però, dura solo pochi giorni, finché il corpo senza vita del regista viene ritrovato in una camera d’albergo. Con lui, tramonta il sogno di conoscere i segreti del mondo del cinema. Ma c’è anche qualcosa che inizia in quell’esatto istante, qualcosa di molto pericoloso per Anita. Perché dietro la morte di Luminari potrebbe nascondersi la lunga mano della censura di regime. Anita e il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, devono evitarlo: hanno troppi segreti da proteggere. Non rimane altro che indagare, ficcando il naso tra spade, parrucche e oggetti di scena. Tra amicizie e dissapori che uniscono e dividono vecchi divi, stelle che, dopo tanti anni lontano dai riflettori, hanno perso la luce. Ogni passo falso può essere un azzardo, ogni meta raggiunta rivelarsi sbagliata. Anita ormai è un’esperta, ma questa volta è più difficile. Forse per colpa di quell’incubo che non le dà pace, un incubo in cui lei indossa l’abito da sposa, ma nero. Perché i giorni passano e portano verso l’adempimento di una promessa, anche se si vuole fare di tutto per impedire l’inevitabile. Non può passare un anno senza un nuovo romanzo di Alice Basso: lo sanno bene le migliaia di lettori che la seguono dagli esordi. Le sue protagoniste creano dipendenza. Una dipendenza buona, fatta di scrittura intelligente, sana leggerezza e immenso amore per la letteratura. Una dipendenza che tutti vogliono avere.

Ho letto tutti e otto i romanzi pubblicati da Alice Basso con Garzanti. Nella serie precedente, quella con protagonista Vani Sarca, il terzo romanzo era stato quello che mi aveva appassionata di più e – lo confesso – speravo che sarebbe successo anche con “Una stella senza luce“.

E invece.

E invece, per la prima volta da quando ho iniziato a leggere i libri di Alice Basso, ho faticato per finirlo. E con faticato intendo che ne riuscivo a leggere solo un paio di pagine la sera e che, nel frattempo ho terminato altri due libri.

Mi sono chiesta più volte cosa fosse andato storto durante la lettura. Non posso certo puntare il dito contro lo stile di scrittura, perché è lo stesso che ho sempre adorato di questa autrice; o la mancanza di una trama originale, perché anche in questo libro Alice Basso dimostra la sua capacità di entrare dentro un’epoca, dentro un momento storico, dentro una città e, in questo caso specifico, dentro il magico mondo del cinema con tutte le sue sfaccettature, dando al lettore un’esperienza del tutto immersiva.

E allora probabilmente la mia difficoltà nella lettura, che in alcune parti è diventata vera e propria noia, è – ahimé – da imputare ai personaggi. Perché Anita Bo e il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, in “Una stella senza luce” non si muovono di un millimetro.

È pur vero che il terzo romanzo si inserisce in un breve arco temporale, stiamo parlando di tre mesi, ma le dinamiche tra i due, sebbene più consapevoli, rimangono le stesse. Identiche a tal punto da renderli impantanati.

Lo stesso succede a tutta la schiera di personaggi più o meno secondari che li circondano. Tutti a guardarli come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro, a tendere l’orecchio verso chissà qualche verità ma… niente. Non avviene nulla.

Non che mi aspettassi chissà quali colpi di scena, so bene che Alice Basso si muove all’interno di un periodo storico nel quale ogni azione, ogni gesto e persino ogni frase vanno calibrate e dosate in un certo modo, e che deve rimanere entro determinati limiti imposti, ma speravo in qualcosa di più. E no, le ultime battute del libro non sono state sufficienti, per me.

Succede anche che, al terzo volume della serie, l’autore senta l’esigenza di gettare qua e là dei “riassunti delle puntate precedenti”, per mettere al passo magari chi ha iniziato proprio da “Una stella senza luce“. Esigenza più che lecita e comprensibile, sia chiaro, ma per chi ha già letto il resto le ripetizioni non sono mai così appassionanti.

E il giallo… be’, anche in questo caso, devo dire che Alice Basso in passato mi ha viziata di più, con dinamiche maggiormente interessanti. Anche se alla fine è stato chiaro l’intento e cosa porta con sé la scelta precisa che è stata compiuta nella stesura della trama.

Infine, non posso certo dire che “Una stella senza luce” sia un brutto libro, mentirei spudoratamente, ma concedetemi un parere un po’ più pungente dato che posso fare un paragone con i sette romanzi precedenti. Se dovessi stilare una personalissima classifica, al momento si piazzerebbe ultimo.

Resto comunque in attesa di capire come andrà avanti la serie!

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