“Wallis Simpson. Una sola debolezza” di Elena Mora: che vita incredibile

Dopo la storia di “Colette“, ho conosciuto quella di un’altra donna straordinaria con il libro: “Wallis Simpson. Una sola debolezza” di Elena Mora (Morellini).

TRAMA – Per lei, un re ha rinunciato al trono inglese. È grazie a lei che ora vi siede Elisabetta. Solo lei ha fatto più danni di Diana alla corona d’Inghilterra. Lei, ben prima di Meghan ha devastato i rapporti fra due fratelli. Ma chi era veramente Wallis Simpson? Come ha potuto una quarantenne americana, due volte divorziata, spiritosa e sgraziata conquistare il cuore di Edoardo VIII, il più affascinante principe di Galles della storia? Nel libro di Elena Mora colei che è stata la donna più odiata d’Inghilterra, ma a un passo da diventarne la regina, si racconta in prima persona. E le sue parole ricostruiscono la grande storia d’amore di cui è stata prima protagonista, poi prigioniera. Perché se sei una Cenerentola, e un principe si innamora di te, il lieto fine non è assicurato. “Una sola debolezza” è un punto di vista femminile su una storia raccontata sempre al maschile: e svela i retroscena più dolorosi, curiosi e piccanti di quella che in Gran Bretagna era stata definita “la più clamorosa notizia dopo la resurrezione di Cristo”.

“Non si è mai troppo ricche, mai troppo magre, mai troppo amate” è una mia battuta ripresa nei decenni. Ma della ultime parole avrei imparato a mie spese che non rispondevano a verità. A volte, essere troppo amate porta a un duro, inatteso destino. 

Una delle cose che più mi piace del taglio che le autrici stanno dando ai volumi di questa collana, “Femminile singolare” della casa editrice Morellini, diretta da Sara Rattato, è il mantenere un tono fedele alle donne che raccontano.

Anche Wallis Simpson, che ci viene descritta da Elena Mora, ci narra la sua vita con spregiudicatezza, senza lasciare nulla di non detto (nel bene o nel male), aprendosi al lettore a scapito di qualsiasi giudizio o recriminazione.

“Ero povera ma molto viziata”, “egocentrica fin da piccolissima”, dice fin dalle prime pagine; per tutto il libro non fa che definirsi “brutta”, ammettendo che per compensare ha dovuto essere “la più brillante, la più elegante e la più seducente”. Ma, anche, la più calcolatrice.

Insinuarmi nella vita delle persone è sempre stato uno dei miei migliori talenti: e se questo significa essere un’arrampicatice sociale, ebbene sì, lo sono stata. 

Ammesso che di furbizia si sia trattato. Quello che Wallis otterrà, infatti, avrà un prezzo altissimo. La sua determinazione a raggiungere quello che voleva l’ha resa in qualche modo prigioniera. E, se all’inizio sperava in una vita di un certo tipo, poi si è resa conto che non sarebbe mai stata felice per davvero.

Ero la donna più odiate del mondo? Sarei stata la più invidiata: la mia vita sarebbe stata perfetta. Ero la più sola e infelice? Avrei messo in scena l’assoluta, totale felicità.

Di certo Wallis e David se felici lo sono stati, è stato per brevi momenti e sempre lontano da casa. “Prigionieri del loro amore” hanno fatto buon viso a cattivo gioco a favore degli obiettivi fotografici. Era questa la vita che sognavano? Il loro amore ha resistito nel tempo per non darla vinta al resto del mondo o perché avevano bisogno l’uno dell’altra?

Questa “messa in scena” di cui Wallis parla sarebbe stata sfibrante e svilente senza aggiungere tutto quello che la Storia ha riservato loro, anche a seguito di scelte poco lungimiranti. Se ci aggiungiamo regole rigide di protocolli da seguire e leggi che non potevano essere infrante, la bilancia non pende certo a loro favore. Mi sono più volte chiesta come abbiano fatto a resistere così a lungo prima che i loro corpi chiedessero un bel risarcimento.

Wallis è sempre stata “quella donna”. Non sarà mai accettata a corte, eppure David, re Edoardo VIII, non ha mai smesso di lottare per un suo riconoscimento. Per ottenere un titolo per lei. Ma abdicare è stata una scelta d’amore o un “sottrarsi a un destino che gli pesava”?

Certo è che il loro è stato un caso che poi ha aperto ad altre storie simili, come quella di Carlo e Camilla, oppure quella più recente di Harry e Meghan, che ha portato a scelte diverse da parte della famiglia reale, che tutti conosciamo.

Nel libro di Elena Mora è molto interessante il modo in cui il racconto si intervalla di stralci di lettere, dichiarazioni, resoconti di autobiografie. Ho certato in rete le immagini di Wallis, specie quando l’autrice descrive un evento o un abito in particolare, trovando molto affascinante questo aspetto della sua vita: “Gli abiti di alta moda erano una corazza che mi difendeva dagli sguardi cattivi, che mi sostenava ogni giorno, che piano piano costruivano il mio personaggio”.

Capitoli brevi e un tono sempre diretto, a volte anche pungente, sono le caratteristiche di un libro che mi ha preso molto, anche perché la storia di Wallis è davvero incredibile. Credo che Elena Mora abbia fatto un lavoro straordinario, quindi se siete affascinati dalla famiglia reale questo è il libro che fa per voi!

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