“Piranesi” di Susanna Clarke: pronti a entrare nella Casa?

“Piranesi” di Susanna Clarke (Fazi) è un fantasy molto originale, che si àncora alla realtà più di quanto certi romanzi di questo genere solitamente facciano. Peccato per l’ultima parte…

TRAMA – Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori. Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo. Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

“Piranesi. È così che mi chiama. Il che è strano, perché, per quanto io possa ricordare, non è il mio nome”. 

Mi è piaciuta l’ingenuità di Piranesi. Ho apprezzato il suo sguardo così disincantato nello scoprire il Mondo che gli offre la Casa, con le sue stanze e le sue Statue. Ho ammirato la sua arguzia, la sua capacità di badare a se stesso con poco o niente.

La sua cura per ciò che lo circonda, il suo modo di parlare con gli animali, di trovare la bellezza dove molti di noi hanno smesso di guardare già da tempo.

Piranesi ci mostra la Casa, il suo Mondo, l’unico che conosce e di cui ha memoria, con gli occhi continuamente pieni di meraviglia e di stupore. Ci invita a non avere paura, perché il labirinto può offire molto se si è in grado di muoversi al suo interno. Di capirlo. Di essergli grati.

In questo Mondo vivono lui e l’Altro. La vita sembra scorrere sempre allo stesso modo, con gli stessi ritmi ogni settimana, i due incontri di un’ora ciascuno, la ricerca della Conoscenza.

“La conoscenza che cerchiamo non è una cosa nuova. È antica. Molto antica. C’è stato un tempo in cui le persone la possedevano e la utilizzavano per fare grandi cose, cose miracoloso. Avrebbero dovuto proteggerla. Avrebbero dovuto rispettarla. Ma non lo hanno fatto. L’hanno abbandonata in nome di quello che chiamavano progresso. E tocca a noi recuperarla. Non lo stiamo facendo per noi stessi; lo facciamo per l’umanità. Per riportare indietro una cosa che l’umanità ha stupidamente smarrito”.

Ma Piranesi, a un certo punto, inizia ad avvertire un senso di smarrimento, di irrequietezza. C’è qualcosa che non va, che non gli torna. L’Altro diventa strano, gli dice che c’è una persona che è pronta a fargli del male, ma chi sarà? E perché?

Come dicevo all’inizio, la trama di questo fantasy si sviluppa con un’aderenza alla realtà più marcata rispetto ad altri romanzi che ho letto di questo genere. Le dinamiche che si scopriranno rientrano in quella smania di potere, in quella folle sete di conoscenza che è solo autoreferenziale, in una spirale discendente che lega morte e vita.

“Forse anche le persone che ti piacciono e ammiri immensamente possono farti vedere il Mondo in modi che preferiresti non vedere”. 

Devo dire, però, che la parte finale di “Piranesi” non mi ha convinta. Si tralasciano troppe cose, si passa sopra molti momenti che avrei voluto conoscere, sapere. Mi è sembrata troppo frettolosa e abbozzata rispetto a tutto il resto della narrazione. Non posso entrare nel dettagli, per non fare spoiler, ma ci sono rimasta male.

Forse il romanzo si sarebbe allungato troppo, ma a quel punto avrei preferito terminare prima, davanti a quella porta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *