“OttO” di Michela Monti: intervista con l’autrice

È arrivato in libreria e negli store online “OttO” di Michela Monti (Triskell Edizioni), l’ultimo libro della trilogia che ha come protagonista Melice Redding, iniziata con “83500” e proseguita con “M.T.V.M.“.

Dato che il rischio di non essere obiettiva nel parlarvi di questo romanzo sarebbe stato molto alto, ho deciso di raccontarlo insieme all’autrice, che si è concessa nel rispondere ad alcune domande.

Cominciamo con una domanda difficile. Come ti senti adesso che la trilogia è conclusa? Come è stato lasciare andare Melice?
Strana.
Il nostro rapporto iniziava a scricchiolare, perché siamo simili e diversissime, ma ha occupato la mia mente con la sua storia per anni. Sarà una separazione lunga, quella che vivrò con lei e gli altri.

Mel in “Otto” capisce che è finita in mezzo “a cose più grandi di lei”, che “tutto era dipeso da un istante”. Questo punto di approdo, che si svela solo adesso, ti era già chiaro quando hai iniziato a scrivere la trilogia? O la trama si è evoluta durante la scrittura dei primi due volumi?
Allora, lo sapevo, ma non prevedevo che fosse esattamente così.
Al termine del primo libro avevo già il finale degli altri due pronto, definito, era come andare da A a Z. Sapevo da dove partivo e dove volevo arrivare, e in teoria l’ordine in mezzo era bello che prestabilito. In teoria. Ma secondo te io posso semplicemente seguire l’ordine? Eh?
Ecco, no.

Il secondo libro si chiude con un momento che lascia il lettore con il fiato sospeso. A quel punto si potrebbe pensare che Mel ne abbia viste già parecchie. Poi, però, sin dalle prime pagine di “OttO” si capisce che non è così…
Porella, sì, non ha vita facile. E del resto chi ha un’esistenza serena non finisce in un libro, è risaputo. Serve la storia travagliata per creare il giusto clima emotivo.
(Mel, non è colpa mia, è che mi disegnano così)

Possiamo dire, però, che in “OttO” anche Gab dovrà affrontare delle prove importanti? Molte delle risposte che ha ottenuto in passato non erano vicine alla verità. Nemmeno un po’.
Gabriel è un personaggio complesso, che mai al mondo penseremmo di vedere combattuto, ma… Che faccio, spoilero?

No, no! La narrazione è ricchissima e la seconda metà del romanzo è talmente piena di colpi di scena che si fa fatica a mollarlo. Rispetto a “85300” e “M.T.V.M.” c’è molta più azione: è stata una necessità di trama o credi che sia stata anche una naturale evoluzione del tuo processo creativo?
È stata sicuramente necessaria, ma non forzata dal bisogno di spiegare.
Il libro ha trovato il suo ritmo, o l’ho trovato io, o ci siamo trovati in modo equilibrato nella crescita della storia (e qui mi fermo, prima che parta la perizia psichiatrica). La realtà è che quando scoperchi il vaso di Pandora non puoi scegliere cosa arriva, o quando.
La risata malefica in sottofondo è solamente una vostra impressione.

Adesso ho una confessione: Lena è il mio personaggio secondario preferito (anche perché dà a Mel un nome perfetto, che ovviamente non anticipiamo). Sceglierne uno solo, però, non è facile perché in tutta la trilogia hai saputo delineare i personaggi perfettamente, creando sin da subito amori e antipatie. Ok, amori e odi viscerali. Quanto è stato difficile delineare tutti questi personaggi? Nell’arco della trilogia ne incontriamo davvero tanti. Hai fatto schemi, schede per ciascuno, ti sei ispirata ad amici e parenti?
Ammetto, delineare i personaggi per me è una roba divertentissima. Li penso, li disegno, li vedo chiaramente, quindi non lo trovo difficile, ma la roba bella è parlarti degli schemi.
Io, con gli schemi, non ce la posso fare. Ho provato eh, giuro, ma davvero va oltre alla mia capacità. Se mi servisse lo schema non riuscirei a dare spontaneità ai dialoghi, ai movimenti, alle reazioni.
I personaggi li conosco, li ascolto, altrimenti sarebbe impossibile scriverli.
Poi, dai, come se fossi mai riuscita a seguire uno schema pure per le trame.

Io amo Gab, non te l’ho mai nascosto, ma come si è permesso di definire OttO “quel sarcofago col nome?”. Non si fa. No, no. Possiamo anticipare qualcosa su chi/cosa dà il titolo al libro?
Diciamo che OttO non è umana, ma difetta di ruote.

Melice, in questo terzo romanzo, aprirà gli occhi su questioni a lei estranee. Il mondo che le verrà raccontato è un mondo che stenta a riconoscere, con dinamiche che non comprende, che non tollera. A un certo punto chiede a Lena: “Ti capita mai di sentire il dolore del mondo?”. Conoscendoti, penso che in questa frase ci sia molto di te.
Chi, io?
No guarda, proprio non ho idea di cosa tu stia parlando.
*afferra il bicchiere, prende un sorso d’acqua, controlla in giro nervosamente e continua a leggere *

Quanto la cronaca di ogni giorno ti influenza in quello che scrivi? Un’altra frase che mi ha colpito molto del romanzo è stata: “E se davvero tutto quello che sembrava lontano, impossibile e sconosciuto, stava avvicinandosi a grandi falcate?”. È un interrogativo quanto mai attuale.
Faccio finta di essere una persona seria per risponderti.
La distopia è un genere che parla della società, ma lo fa un po’ come vuole. Le regole le sceglie chi scrive, e se le gioca come meglio crede, nel mondo che decide di costruire.
Io mi son ritrovata a puntare anche sul lato emotivo (non romantico, che poi mi rimanete delusi), ma è inutile, la realtà è che non si può parlare di leggi, processi, Irregolari, Cacciatori, senza mettere in gioco l’etica. Se dai vita a un futuro da gestire, e abbracci tutti i punti di vista dei tuoi personaggi, illumini le zone buie della comunità che hai pensato, e da dove potrebbe mai arrivare lo spunto?
Dal quotidiano.
Perché, ammettiamolo, di stimoli per discutere e approfondire ce ne sono fin troppi.

Lena, parlando con Mel, le dice che OttO “dà un inizio e una fine”. Tu hai scritto un inizio e adesso sei alla fine di questa trilogia. Che succede adesso?Bella domanda.
Che succede?
Succede che penso troppo. Che la distopia è un grande amore, ma non so se riuscirò lavorare su mondi solo miei di nuovo. Poi però succede anche che c’è una gran voglia di sangue&complotti, però magari un pochino buffi, o forse no. E singolo o serie? Eh?
Credo di esser stata chiarissima.

Ringrazio Michela Monti per la sua generosità e disponibilità. Io vi invito a leggere la sua trilogia e a conoscere Mel e Gab: sarà un viaggio incredibile!

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