“Ethan Frome” di Edith Wharton: pagine dense di emozioni

“Ethan Frome” di Edith Wharton (Neri Pozza) è quello che si potrebbe definire un racconto lungo. Poche pagine, rispetto ai romanzi a cui siamo di solito abituati, ma così dense che non noterete alcuna differenza. 

TRAMA – Scritto dopo che l’autrice ebbe trascorso dieci anni nella regione montuosa dove si svolge la scena, il racconto lungo – come amava definirlo lei stessa – o romanzo breve “Ethan Frome” si inoltra, fin da subito, tra le pieghe delle emozioni represse e le passioni distruttive che si scatenano in un triangolo amoroso. Ben lontano dal mondo dell’high society newyorkese de “La casa della gioia” e de “L’età dell’innocenza”, il protagonista Ethan Frome è un povero contadino che ha dedicato la propria gioventù alla cura degli anziani genitori. Vive una vita di pacata rassegnazione intrappolato in un matrimonio con una donna inacidita e ipocondriaca, Zeena. L’arrivo alla fattoria della giovane cugina di lei, Mattie, apre uno spiraglio di speranza e si trasforma in una boccata d’ossigeno per un uomo soffocato da una prematura e ingrigita quotidianità. L’accendersi della passione del coniuge per la piccola ospite-domestica non passa però inosservato alla moglie che, cercando di ostacolare il triangolo marito-moglie-amante, costringerà gli innamorati a una risoluzione estrema dall’esito imprevedibile e straziante. “Ethan Frome” è una storia cupa e indimenticabile, un canto d’amore e di morte, uno specchio perfetto della delusione e sofferenza amorosa patita dalla scrittrice che, solo a quarantacinque anni, visse la sua prima, divampante e inarrestabile passione.

Ci sono autori la cui capacità descrittiva è ineguagliabile. A questi autori bastano una manciata di parole per tratteggiare un’immagine, un’emozione e restituirla al lettore in tutta la sua potenza, in modo così vivido da sembrare di vivere quel momento in prima persona.

Edith Wharton aveva indubbiamente questo talento, ed “Ethan Frome” ne è la sua espressione. Una storia che sembra semplice, ma che racchiude in sé tutte le emozioni umane, anche nelle più piccole sfumature.

Ed è molto interessante come ogni emozione venga associata al paesaggio, che sia un richiamo ai colori del cielo, ai rumori della natura, o a un particolare momento del giorno. Questi continui accostamenti rendono la lettura un’esperienza ancora più piena; come dicevo prima, consentono al lettore di essere davvero partecipe.

Il libro si apre con un capitolo in prima persona in cui il narratore incontra Ethan Frome, descrivendolo come un uomo cupo, silenzioso, spigoloso. Non riesce a capire cosa si celi dietro il suo atteggiamento, che sembra contrastare con i suoi modi gentili e con un suo atto di generosità. 

La narrazione poi prosegue in terza persona, in cui si raccontano i fatti avvenuti vent’anni prima e si presentano gli altri personaggi: la moglie di Ethan, Zeena, sempre malata e con il cuore ormai del tutto inaridito e la giovane Mattie, cugina di Zeena, arrivata alla fattoria per dare una mano, anche se non sembra essere davvero in grado di farlo.

Mattie, con il suo sorriso gioviale, la sua voglia di vivere, porterà colore e calore in mezzo a quel freddo grigio che è ormai diventata la vita di Ethan Frome (il paragone con il suo antenato che riposa al cimitero non potrebbe essere più calzante). Un anno sotto lo stesso tempo e l’amore diventerà così forte da rompere qualsiasi argine. 

Ethan Frome non fa mai un paragone diretto tra le due donne, ma è facile capire sia i lineamenti che il carattere di ognuna. Poi, verso la metà del libro, c’è una scena che si ripete identica per entrambe: aprono la porta con una lanterna in mano. Il modo in cui Ethan le guarda e di conseguenza ce le descrive, è di una lucidità e verità disarmante.

Si va avanti nella lettura delle pagine, divorandole, perché si vuole conoscere l’epilogo della storia. Perché si vuole capire in che modo i personaggi ne verranno fuori. Quali saranno le conseguenze, gli stati d’animo. Sarà facile fare delle ipotesi, così come sarà inevitabile sbagliarle tutte. 

Quello che rimane addosso, dopo aver conosciuto la fine e aver sentito altri fatti dal narratore che ritorna nell’ultimo capitolo, è un senso di profonda malinconia e inquietudine. Ethan Frome e la sua condizione vi rimarranno attaccati alla pelle, e non vi scorderete mai di lui. 

7 pensieri riguardo ““Ethan Frome” di Edith Wharton: pagine dense di emozioni

  • 20 Marzo 2020 in 6:08 am
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    Buongiorno Azzurra Sichera. La descrizione della sua esperienza emozionale nella lettura di “Ethan Frome” invoglia molto a leggere il libro. Lei non entra mai eccessivamente nei dettagli della viva narrazione dei libri che commenta ma non si risparmia nel racconto delle emozioni che la lettura di questi possano suscitare. È sempre un piacere leggere le sue recensioni.

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    • 20 Marzo 2020 in 6:51 am
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      Grazie di cuore, Luca. Non entro molto nel merito della trama perché mi piace lasciare al possibile lettore spazio per conoscere i dettagli, senza che sia io a raccontarglieli!

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  • 20 Marzo 2020 in 6:29 am
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    ciao,
    concordo pienamente con la tua recensione.
    mi sai dire se anche gli altri libri della Wharton sono dello stesso livello di Ethan frome.
    bravissima

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    • 20 Marzo 2020 in 6:50 am
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      Ciao Erica, non lo so ma mi piacerebbe leggere il suo romanzo più famoso, “L’età dell’innocenza”

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  • 20 Marzo 2020 in 10:22 am
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    Ciao Azzurra, leggo sempre molto volentieri le tue recensioni e in più di un’occasione i tuoi consigli si sono rivelati preziosi!secondo te questo libro si presta ad una signora di 76 anni??però non le piacciono narrati in prima persona…grazie
    Monia

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    • 20 Marzo 2020 in 9:25 am
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      Ciao Monia,
      per prima cosa: grazie! Sì, il libro si legge con grande facilità, la prima persona è presente solo nell’introduzione e nell’ultimo capitolo, tutto il resto del romanzo è narrato in terza persona.

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