“Ogni giorno ha il suo male” di Antonio Fusco: un giallo ben costruito, una scrittura consapevole

“Ogni giorno ha il suo male” di Antonio Fusco (Giunti) è un libro che si legge tutto d’un fiato. Alcune cose non mi hanno convinta del tutto (per un mero gusto personale, ovviamente), ma di sicuro è un giallo ben costruito, con una scrittura consapevole e ben documentata.

TRAMA – La sonnacchiosa provincia toscana di Valdenza è improvvisamente scossa dall’omicidio di una donna che viene ritrovata in casa, in una posizione innaturale e con una fascetta stringicavo attorno al collo. Si pensa subito al movente passionale, ma all’occhio esperto di Casabona, il commissario incaricato del caso, qualcosa fin da subito non quadra: troppi elementi diversi sulla scena del crimine, troppi particolari contrastanti. Schivo, ma con una forte carica umana, reso cinico da troppi anni di mestiere alle spalle, Casabona capisce ben presto che l’omicidio è solo l’inizio di un vortice di morte: un gioco molto pericoloso in cui le regole sono quelle stringenti e folli di un serial killer. E Casabona non può che accettare la sfida. «Chiediti perché e troverai il movente e se troverai il movente sarai vicino all’assassino»: seguendo questa frase come un mantra e con l’aiuto dell’affascinante collega Cristina Belisario, Casabona cercherà di venirne a capo e per farlo sarà obbligato anche a una profonda riflessione sull’impotenza dell’essere umano rispetto alle conseguenze delle proprie azioni.

Probabilmente siamo stati invasi da commissari di tutti i tipi per volerci accostare a un altro dirigente di una squadra mobile, eppure Antonio Fusco è riuscito a inventare un personaggio diverso da quelli a cui siamo abituati. Tommaso Casabona non è il solito piacione belloccio, quello avvolto in una nube di fumo mentre viene illuminato da trovate geniali e impensabili, magari pure mezzo ubriaco, o con demoni terribili.

Casabona è un uomo integerrimo, un capo coscienzioso che rispetta tutti e che pretende rispetto, un marito e un padre che ha dovuto affrontare con la sua famiglia un momento molto delicato, dal quale sta piano piano venendo fuori. Certo, i problemi con la moglie Francesca ci sono, ma dopo tanti anni di matrimonio bussano alla porta di qualunque coppia e il lavoro non è necessariamente il problema principale.

Ovviamente, fare il poliziotto non è semplice. Non ci sono orari, non ci sono ferie, significa dedicare la propria vita a un mestiere che corrode, che a volte distrugge e che in pochissimi casi ripaga. Eppure, per molti uomini e donne è una vera e propria vocazione. Ho apprezzato moltissimo – ma io sono di parte – il riferimento agli omicidi di Ninni Cassarà e Beppe Montana, due dei tanti ammazzati “meno illustri” di cui purtroppo si parla sempre meno, preferendo citare altri nomi, quelli più facili da ricordare.

Una frase, in quella parte del romanzo, mi ha scossa: “Non correvo il rischio di essere chiamato a combattere guerre che non si dovevano vincere”. Avere il coraggio delle proprie idee, e magari metterle pure nero su bianco, è una delle qualità che più apprezzo in una persona, e ad Antonio Fusco va tutto il mio rispetto.

Tornando al romanzo, ho apprezzato molto la costruzione del giallo, i fili sono mossi molto bene, ogni cosa è incastrata perfettamente nel quadro complessivo e non ci sono quelle risoluzioni improbabili che arrivano nel giro di mezza giornata. La verità si raggiunge passo dopo passo, in un vortice di indizi, intuizioni e relazioni, che rischia di toccare molto da vicino Casabona.

Si vede chiaramente che l’autore ha fatto un notevole lavoro di ricerca e di preparazione (io, un certo testo, l’ho azzeccato subito Casabona! La prossima volta puoi chiamare me!), però quelli che io definisco “gli spiegoni” ogni tanto hanno interrotto la fluidità della lettura. Capisco che in alcuni casi servano a delineare meglio un personaggio o il suo lavoro, ma quando sono “scontati” secondo me potevano essere tagliati. Faccio un esempio su tutti, tra l’altro una chiusura di capitolo: “Perché quando si indaga e ancora non si è riusciti a imboccare una buona pista bisogna provarle tutte, anche quelle che hanno solo una piccola probabilità di successo”. Non sarò La Signora in giallo però a questa conclusione ci sarei arrivata pure io!

Ad ogni modo, questa piccola annotazione rientra nel gusto personale, non toglie nulla a un romanzo ben scritto, originale, con personaggi che subito diventano familiari e che sarà piacevole incontrare nuovamente in altre circostanze.

Piccolo P. S. un po’ spoiler: ma lo vogliamo dire che se non ci fosse stato un certo siciliano nel posto giusto al momento giusto… E poi vi lamentate che siamo dappertutto!!

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