“Sarò breve” di Francesco Muzzopappa: esilarante e non solo

Francesco Muzzopappa è tornato in libreria con un nuovo romanzo, esilarante ma a tratti anche emozionante: si intitola “Sarò breve” (Fazi).

TRAMA – Ennio Rovere fa testamento. Ha impiegato l’intera esistenza per costruire un sogno e ci è riuscito mettendo su un mobilificio di successo che porta il suo nome in Brianza. Si è fatto da solo, ha avuto fortuna, anche se la sua vita non sempre è stata facile. Ha avuto amori più o meno fortunati, mogli più o meno fedeli, figli più o meno litigiosi, collaboratori più o meno capaci. Con il testamento, però, ha l’occasione di rimettere tutti a posto: dalla prima moglie all’esuberante donna di servizio, dal figlio minore allo zelantissimo autista, dal dentista al cane devoto. Mai come adesso, si sente libero di parlare e dire finalmente la sua. Con la scusa di distribuire in maniera equa il suo patrimonio, il protagonista di questo libro ripercorrerà per iscritto la propria esistenza, intrecciando dinamiche familiari e lavorative, premiando quanti davvero hanno meritato il suo affetto e punendo senza pietà tutti gli altri, senza risparmiarsi neppure nel giudizio. Ormai, questo è chiaro, non ha più nulla da perdere.

“Scusami per questa faccenda del testamento: scrivere mi aiuta a ricordare, e ricordare mi aiuta a distribuire, se capisci cosa intendo”.

Scrive così, a un certo punto, Ennio Rovere nel suo testamento, racchiuso in “Sarò breve” di Francesco Muzzopappa. Una frase che ho trovato illuminante nella sua semplicità e su cui si permea tutto il romanzo.

Ennio Rovere passa in rassegna la sua vita, ma non tanto a beneficio del lettore – che comunque ne trae profondo godimento – ma soprattutto per fare un bilancio e perché no, concedersi qualche lusso adesso che se lo può permettere. Tipo qualche battuta fuori dai denti e non solo (Ciao, Piera).

Nel suo testamento ci sono elencate le persone più significative che gli sono state vicine, ognuna a suo modo.

Ho voluto bene, molto, a Franco per la sua passione per gli Harmony (capite bene che non avrei potuto fare altrimenti); ho riso alla versione ninja di Pilar, e mi sono commossa nella parte dedicata a Valerio e poi a Min-so (e sì, caro Ennio, ti perdono per quella storia che i Serpeverde possano essere “una squadra di calcio”. O forse no. Ma poco importa, tanto sei morto).

È stato un viaggio molto divertente, ma Francesco Muzzopappa mi ha abituata alla sua ironia e al suo stile così conciso e di effetto. Quello che in “Sarò breve” mi ha colpita ancora di più è il suo modo, a mio avviso davvero unico, di descrivere le persone.

No, non i personaggi, perché quelli che ci sono tra le pagine dei suoi lavori per me hanno maggiore consistenza di carta e inchiostro. L’autore riesce, con una serie precisa di immagini e di similitudini, a dare un’idea precisa degli attori che porta in scena. Bastano poche parole affinché il lettore si affezioni o venga respinto, oppure capisca perfettamente una sensazione, un’impressione che magari ha già vissuto e alla quale non era mai riuscito a dare una forma.

A Irene sono dedicati pochi paragrafi ma mi sono bastati per sentire viva nel petto un’emozione.

Siamo in quel periodo dell’anno in cui prendono il via i consigli di lettura “sotto l’ombrellone”, o durante il quale mi capita spesso di sentire frasi del tipo: “In vacanza mi porto una lettura leggera”. Per me, di leggera c’è solo la lattuga. Potrei aprire una lunga parentesi, che interessa soprattutto alcuni generi a me cari, ma non è questo il momento.

Per come la vedo io, definire “Sarò breve” un libro “leggero”, sarebbe sbagliato. “Leggero” non può essere sinonimo di “ben scritto”, “scorrevole”, “dalla intelligente ironia”. Non può esserlo quando tra le pagine di questo libro si celano precise considerazioni dalla natura non proprio “leggera”.

Sarebbe bello se usassimo sempre con cura le parole, specie nei confronti degli altri. Per me “Sarò breve” è un romanzo originale, acuto, vivace. E va letto, sia che nei prossimi giorni sarete sotto l’ombrellone, o vista PC come la sottoscritta. Perché è un bel libro, come ce ne sono pochi in giro. Tutto qui.

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