“L’arte dell’henné a Jaipur” di Alka Joshi: molto bello

L’arte dell’henné a Jaipur” di Alka Joshi (Neri Pozza) è uno di quei romanzi capaci di farti compiere un viaggio, nel tempo e nello spazio, rimanendo comodamente a casa. Davvero molto bello. 

TRAMA – Prima che arrivasse a Jaipur, per farsi decorare mani e piedi le sue clienti si rivolgevano a donne Shudra, che si limitavano a tracciare semplici puntolini, trattini e triangoli, quel poco che bastava per procurarsi i loro magri guadagni. Lakshmi offre invece una gamma di motivi assai più complessi, capaci di rispecchiare le storie delle donne alle quali sono destinati. I suoi vividi ghirigori color cannella non hanno mai deluso le sue clienti che, con il tempo, sono arrivate a convincersi che il suo henné abbia il potere di riportare nel loro letto un marito scapestrato, o di indurre il loro ventre a concepire un figlio. Ecco perché Lakshmi può pretendere una tariffa dieci volte più alta del prezzo richiesto dalle donne Shudra, e ottenerla. Con il tempo è arrivata perciò assai vicina a conquistare ciò che desidera: una casa tutta sua, con pavimenti di marmo, acqua corrente a volontà e una porta d’ingresso di cui essere la sola ad avere le chiavi. Un posto nel quale poter accogliere i genitori e chiederne il perdono per essere fuggita dal marito, rovinando così la loro reputazione. Un giorno, però, il passato bussa alla sua porta: suo marito è riuscito a rintracciarla, e ad accompagnarlo c’è una ragazzina sconosciuta, una tredicenne con gli occhi enormi, di un azzurro che vira al verde, iridescenti come le piume di un pavone. È Radha, sua sorella. Una sorella di cui la giovane donna ha sempre ignorato l’esistenza. Una sorella, soprattutto, destinata a portare uno scompiglio tale nella vita di Lakshmi da metterne a repentaglio carriera e reputazione.

A chiunque mi avesse interrogata, avrei detto:
ho guarito, ho confortato. Ho risanato.

Siamo in India, negli anni ’50. Lakshmi è scappata dal villaggio in cui è cresciuta e dalla casa dell’uomo a cui è stata data in sposa. Una decisione che ha dovuto accettare, inerme di fronte a una tradizione secolare, ma alla quale troverà la forza e il coraggio di ribellarsi.

I libri di suo padre le avevano “riempito la testa di troppe nozioni insensate”, instillando in lei “l’idea assurda di poter prendere decisioni autonome”. Ma a che prezzo si ottiene quell’autonomia?

Non è che leggere le ha dato “una mentalità troppo moderna”? Non è che le ha fatto desiderare “un destino più grandioso di quello che le era stato concesso”?

La sua ribellione sarà l’inizio di un lungo cammino, in cui i sensi di colpa e la voglia di rimediare a quel torto non la lasceranno mai. 

Lavora sodo Lakshmi per guadagnarsi l’indipendenza, pesando gesti e parole nelle case delle sue ricche e volubili clienti, facendo attenzione a non rompere il delicato equilibrio che ha faticosamente ottenuto. Il suo talento è sempre più richiesto e si trova a un passo da ottenere ciò che vuole quando il suo mondo viene ribaltato. 

Suo marito la trova, portando con sé una serie di brutte notizie e una bambina di nome Radha. La sorella che Lakshmi ignorava di avere. 

“Il lavoro era il mio compagno più fedele, sempre pronto ad accogliermi e a farmi brillare nel suo abbraccio grazie alla mia bravura. Radha, intelligente ma ingenua, coraggiosa ma avventata, servizievole ma impulsiva, era assai più difficile da gestire”. 

Dopo l’arrivo di Radha nulla sarà più lo stesso. La protagonista de “L’arte dell’henné a Jaipur” dovrà affrontare un lungo percorso in salita e ammetto che non sono mancati i momenti in cui mi sono ritrovata a odiare quella bambina. 

Tutto quello che succede a Lakshmi è così ingiusto che il lettore non può che sentirsi coinvolto.

“Mi sono impegnata tanto. Ho seguito le loro regole. Inghiottito i loro affronti. Ignorato i loto torti. Evitato i loro mariti quando allungavano le mani. Non sono già stata punita a sufficienza?”. 

Non vi anticipo nulla della trama perché vi invito a perdervi tra le pagine di questo bellissimo romanzo. 

L’arte dell’henné a Jaipur” è un viaggio nei festival e nei rituali indiani, tra le sue spezie di questo Paese, le sue erbe, i suoi aromi, le sue usanze e tradizioni. Le caste, i dolci tipici e i cibi da strada, l’abbigliamento. Ogni cosa è descritta con cura e nel dettaglio, sembra di muoversi tra quelle strade, di vederne i colori e di sentirne gli odori. 

La storia di Lakshmi è piena di sofferenza ma non solo, ci sono pagine molto dolci e cariche di emozioni. Ci spinge a riflettere su quanto le nostre scelte influenzino il nostro destino, ma anche su come le persone che decidiamo di avere vicino possono scrivere un pezzo della nostra storia. Nel bene o nel male. 

Una scrittura fluida e coinvolgente quella di Alka Joshi e si fa davvero fatica a credere che si tratti di un esordio.

Vorrei un seguito de “L’arte dell’henné a Jaipur” perché mi piacerebbe sapere come stanno i protagonisti di questo romanzo, ma sono pronta anche a perdermi in un’altra storia di questa autrice. 

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