“Presenza oscura” di Wulf Dorn: cosa ci aspetta dopo la morte?

Wulf Dorn torna in libreria con “Presenza oscura” (Corbaccio) e ancora una volta lo fa con un romanzo denso di emozioni, che ha come perno un tema che probabilmente non smetterà mai di essere discusso, sia in ambito scientifico che nelle chiacchiere tra amici: cosa succede dopo la morte?

TRAMA – Quando Nikka, sedici anni, si risveglia dal coma in ospedale fatica a ricordare cosa sia successo. Era a una festa, questo lo ricorda, insieme alla sua amica Zoe. Ma poi? Poi, improvvisamente un blackout. Nikka ha provato l’esperienza della morte: per ventuno terribili minuti il suo cuore ha cessato di battere, ma il suo cervello ha continuato a funzionare. E Nikka ricorda un tunnel buio in cui si intravedeva una luce e ricorda che anche Zoe era con lei. E quindi rimane scioccata alla notizia che Zoe è scomparsa proprio durante la festa e che da allora manca da casa. Che sia stata uccisa? Nikka è convinta di no e appena riesce incomincia a cercarla… Ma fin dove sarà disposta a spingersi per salvare la sua migliore amica?

Sono ventuno i minuti che Nikka ha trascorso nell’oscurità, prima di tornare in vita. Ventuno, come i grammi dell’anima, secondo uno scienziato statunitense. Cosa è successo a Nikka e alla sua amica Zoe durante quella festa di Halloween? Chi era quella presenza misteriosa che continuava a fissarle?

Ma soprattutto, cosa ha visto Nikka mentre non era più in vita?

Wulf Dorn nel suo ultimo romanzo, “Presenza oscura“, ci affascina con le domande che da sempre l’uomo si è posto: esiste un’aldilà? Cosa rimane di noi dopo la morte? Possiamo consolarci con l’idea che ci sarà qualcos’altro (o qualcuno) ad attenderci?

Come non rimanere catturati, quindi, da questa narrazione attorno alla quale l’autore costruisce un thriller nel suo stile, con emozioni intense e una scrittura accattivante. 

Sin dalle prime pagine mi ha colpita la bravura di Dorn nel dare voce a Nikka, una ragazzina di 16 anni, risultando sempre credibile. Non è mai artificiale, anzi, è molto naturale mentre le fa raccontare la sua storia in prima persona, senza scivolare in facili pregiudizi o in abusati stereotipi (ho apprezzato molto il riferimento a una famosissima serie tv del momento!). 

Nikka è una adolescente che ha già sperimentato la perdita (anche se il suo è un dolore da privazione più che da mancanza), ed è fortemente legata alla sua migliore amica, Zoe, con la quale è cresciuta e si sta per affacciare al mondo. Sarà Zoe a trascinarla per la prima volta in discoteca, durante una festa la notte di Halloween. 

Le due ragazze sono coscienti dei pericoli e sembrano anche cavarsela bene, ma non hanno fatto i conti con la forza alimentata dalla disperazione, con la determinazione di chi sa che non ha più niente da perdere.

Non posso parlarvi troppo della trama di “Presenza oscura“, come è ovvio, ma capitolo dopo capitolo sarà sempre più interessante seguire Nikka nel suo percorso verso la verità. 

Parallelamente alla ricerca di Zoe, la ragazza dovrà fare i conti con ciò che ha visto in quei ventuno minuti in cui è morta. Con chi ne potrebbe parlare? “Era troppo assurdo, troppo pazzesco”, continua a ripetersi. Eppure il suo cervello presenta un’attività cerebrale elevata, più del normale. Che sia qualcosa di inconscio? 

Anche in questo caso non posso aggiungere molto, solo che ancora una volta Wulf Dorn ha trovato un espediente narrativo molto interessante per raccontarci che cosa potrebbe succedere tornando indietro. Aggiugno soltanto una cosa: meno male che c’era Sasha quella notte in discoteca!

Ormai sapete che amo i ringraziamenti, spesso li leggo per prima cosa ma non lo faccio quando ho in mano un giallo o un thriller, perché in passato mi è capitato di spoilerarmi da sola qualcosa (un genio, lo so!). Sono contenta di non averlo fatto nemmeno stavolta e di essermeli gustati alla fine: Dorn è riuscito a commuovermi, mostrandomi ancora una volta la sua estrema generosità nel concedersi ai suoi lettori. 

E per concludere, due parole sull’ultima pagina: che finale! Dorn ha riportato la tensione di nuovo in alto, come solo un vero scrittore sa fare. 

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