“Birthdate” di Lance Rubin: un seguito che supera le aspettative

La scrittura di Lance Rubin mi aveva conquistata subito con il romanzo “Deathdate, e devo ringraziare DeA Planeta Libri per avermi inviato il seguito, “Birthdate“. Che dirvi? È stata una lettura di gran lunga superiore alle aspettative. Il secondo volume è, rispetto al primo, ancora più divertente e Denton vive il suo primo periodo da non-morto da fuggitivo, senza capire fino in fondo chi sono i buoni e chi i cattivi, preparando piani che vanno all’aria per poi improvvisare, in un crescente e rocambolesco conto alla rovescia che fa arrivare al finale davvero con il fiato sospeso!

TRAMA – Denton Little non è ancora mor­to! In un mondo in cui tutti co­noscono la data della propria morte fin dalla nascita, Denton è l’unico ad aver superato in­denne il giorno fatidico. Non sa perché proprio a lui sia capitato questo straordinario destino, sa solo che ora tutti lo cercano. La sua famiglia, il suo migliore amico Paolo, e Veronica, la ra­gazza che ha baciato poco prima di darsi alla fuga e che non riesce a togliersi dal­la testa. Persino la polizia lo sta cercan­do. Lui è la prova vivente che è possibi­le scampare alla propria data di morte, e ora tutti vogliono un pezzo di Denton Little. Questo è decisamente un proble­ma, soprattutto perché il Governo pre­ferirebbe ucciderlo piuttosto che am­mettere l’anomalia del sistema. Come se non bastasse, mancano pochi giorni al decesso di Paolo. Proprio adesso che il poveretto si è reso conto di essere fol­lemente, perdutamente innamorato di Millie, l’unica ragazza al mondo che non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. Tra fughe rocambolesche e amori im­possibili, Denton cerca di salvare gli amici e smascherare i nemici. Ma come si comporterà ora che non conosce più la data della propria fine e la morte può incombere in  ogni momento?

Ritrovare Denton e i suoi amici, Paolo in primis, è stato davvero molto piacevole e divertente. Lo scambio di battute tra i due è esilarante, anche nei momenti di massima tensione riescono a strappare un sorriso al lettore, a volte una vera e propria risata, senza sforzarsi nemmeno troppo.

Denton e Paolo non sono altro che due adolescenti e la forza di questo libro sta proprio in questo. Non sono capaci di portare a termine una missione senza essere beccati, Paolo dice cose che non dovrebbe dire (specie quando esagera con le birre) e Denton non capisce quando qualcuno cerca di fargli un segnale con lo sguardo. Certo, sono due ragazzi coraggiosi e pieni di ingegno, ma alla fine li sentiamo vicini perché sbagliano e inciampano lungo il percorso, proprio come succede anche a noi.

La trama in questo secondo volume si arrichisce ancora di più. Denton scopre che la madre non è morta, come gli era stato sempre detto, e si ritroverà a passare del tempo con lei. Questa donna però non lo convince appieno, fa fatica a chiamarla “mamma”, c’è qualcosa di strano nel suo modo di esternare emozioni e di passare da uno stato d’animo all’altro.

La madre di Denton non è morta perché quando era incinta le è stato iniettato un virus che modifica il DNA, riprogrammandolo e rendendo incerta la data di morte. Questo virus non funziona se iniettato direttamente, ma solo sui feti, i quali poi lo trasmettono alla madre. “Mia madre ha deciso di restare incinta per salvarsi la pelle. È l’unico motivo per cui mi voleva”, si ritrova a pensare Denton. La donna ha continuato a fare esperimenti su questo virus, è convinta che la datazione non dovrebbe essere obbligatoria e cerca di motivare le ragioni a suo figlio, che giorno dopo giorno sembra essere solo più confuso.

La donna nel suo laboratorio scopre che il ragazzo è capace di trasmettere il virus attraverso la saliva. C’è un però: funziona solo se il passaggio avviene nel giorno di morte del destinatario.

Denton vuole salvare a tutti i costi la vita di Paolo, ma sorge l’ennesimo problema: quando gli ha trasmesso il virus era il suo giorno di morte ma non quello del suo amico. Quindi il virus ha agito come un vaccino: il sistema immunitario di Paolo ha prodotto anticorpi con cui combatterlo e così è diventato immune al virus. Come se non bastasse, il virus non si può contrarre due volte: Paolo l’ha già contratto, il suo sistema immunitario l’ha sconfitto e ha generato anticorpi per combatterlo in futuro.

Se è così che stanno le cose, non perderò solo Paolo. Chiunque mi baci, o beva dal mio bicchiere, o… non so, qualsiasi persona vicino alla cui bocca sovessi starnutire per sbaglio… diventerà immune ai poteri salvifici del virus. A meno che non sia il suo giorno di morte. In pratica sono un supereroe che può salvare chiunque tranne i suoi amici e i suoi parenti.

Denton però non si arrende, vuole trovare a tutti i costi una soluzione mentre fugge dal Governo che vuole trattarlo come un “topo da laboratorio” e mentre prova a capire quale sentimento muove davvero sua madre biologica nella sua missione. Ovviamente in tutto questo c’è anche da capire cosa prova Veronica nei suoi confronti, gestire Paolo che si dice innamorato di Millie mentre lei ha una cotta per Denton, provare a salvare una ragazzina odiosa, ritrovare suo fratello, ma soprattutto cercare di capire chi sta dicendo la verità.

In un crescendo di emozioni, il finale lo riporterà indietro e scoprirà l’ennesima bugia che gli è stata raccontata per tutta la vita. E si ritroverà a fare un altro discorso folle, ma assolutamente convincente.

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