“Ci rivediamo a casa” di Valentina Sagnibene: una piacevole lettura

“Ci rivediamo a casa” di Valentina Sagnibene (Rizzoli) è il secondo libro di questa giovane autrice che si conferma una voce fresca e dolce, che sa parlare al cuore.

TRAMA – Teresa è l’immagine della ventenne di successo: corpo perfetto, amiche giuste, sogni in grande. La vita, in realtà, non è stata così clemente con lei, e ciò che Teresa appare oggi è frutto di un duro lavoro su se stessa e di un passato da seppellire. Ai suoi occhi, quindi, la ragazza che la accoglie nel luogo dove nascono le lanterne più esclusive di Milano, indispensabili per la sua festa di compleanno, non può che suscitare orrore: Rachele è sciatta, è ferma agli anni Ottanta e vive defilata nella bottega del nonno Antonio. Quando però i genitori, contrari al suo desiderio di fuga oltreoceano, le tagliano i fondi, Teresa accetta il lavoro offertole proprio da Antonio. Rachele non l’avrebbe mai voluta al suo fianco ma, ora che il nonno è in ospedale, un paio di mani in più le sono utili per sanare i debiti del negozio.Tra le due c’è diffidenza, ma anche un’inaspettata complicità. Rachele intuisce che Teresa le sta nascondendo qualcosa, e la sprona a venire alla luce raccontandole la storia che si cela dietro il rituale delle lanterne. Dissipare il buio delle ombre, tuttavia, potrebbe non bastare: è necessario lasciarsi guidare dagli amici, quelli veri, se vogliamo ritrovare la strada di casa.

Dopo Tutto quello che non mi aspettavo“, Valentina Sagnibene torna in libreria con “Ci rivediamo a casa“, una storia un po’ diversa da quella precedente, non più incentrata su un rapporto di coppia ma su un legame di amicizia, che però alla base mantiene la stessa ricerca di sé dei personaggi.

L’autrice ha fatto una scelta significativa nell’alternare i punti di vista. Teresa si racconta in prima persona, mentre Rachele viene narrata in terza. All’inizio questa differenza mi ha spiazzato ma poi, conoscendo meglio i due personaggi, ho capito che procedere diversamente sarebbe stata una forzatura.

È Rachele stessa a dire che “detesta esporsi”, si è isolata dal mondo rinchiudendosi nel negozio del nonno, come avrebbe potuto mettersi in gioco e prendersi la scena? Teresa invece è l’esatto opposto, un vulcano di energia incapace di stare ferma o zitta, e non avrebbe mai permesso a qualcun altro di rubarle le parole.

Ma non sono diverse sono in questo. Se la prima è ancorata al passato, alla sua vecchia amica, ai genitori prima della separazione, al nonno; la seconda è proiettata al futuro, ai suoi sogni, e il suo passato vorrebbe stracciarlo. È Teresa stessa a spiegarcelo: “Lei dentro, tra le mura di un vecchio negozio, bloccata in un passato non suo; io fuori, incapace di fermarmi a lungo nello stesso luogo, alla ricerca di un futuro che pretendo possa cancellare i miei ricordi”.

Odiarsi a prima vista era inevitabile. L’autrice però le costringe a un’alleanza quantomai improbabile che finirà per essere l’unica possibile, tra alti e bassi (alcuni, bassissimi!), tra lavoro, guai familiari, fantasmi del passato, sogni e scelte sbagliate.

I loro battibecchi sono simpatici, le situazioni che vengono narrate sono sia esilaranti che tristi, in un giusto bilanciamento. È stato coinvolgente il modo in cui viene descritto l’evolversi del loro rapporto, trasformando l’inatteso nel bisognoso, e non è stato difficile empatizzare con l’una o con l’altra, a seconda delle vicende o degli stati d’animo che provavano.

Devo dire però che spesso entrambe si comportano in modo non proprio coerente con la loro età: ho trovato alcuni atteggiamenti più da quindicenni, che da ventenni. Sicuramente io sono lontana dai ventenni di oggi (non li capivo quando eravamo coetanei, figuriamoci adesso!) e probabilmente il mio approccio è stato condizionato da quello che ho vissuto, ma la sensazione mi è rimasta per tutta la lettura. È stata molto più marcata nella prima parte, quando ho trovato alcune reazioni davvero esagerate, ma ho faticato quasi sempre a immaginarle dell’età che gli è stata data, specie Rachele che è di qualche anno più grande di Teresa.

I temi raccontati, come il non sentirsi compresi, il voler essere al posto giusto, il capire di non doversi snaturare per essere accettati, sono affrontati dall’autrice con coscienza e senza leggerezza. I momenti di riflessione, le parti più emotive, sono quelle che ho apprezzato di più.

In “Ci rivediamo a casa“, la scrittura di Valentina Sagnibene si conferma fresca e spontanea; un linguaggio pulito che riesce a emozionare. Ma anche in questo caso, come in “Tutto quello che non mi aspettavo” ho storto il naso per la scelta dei diminuitivi: “Recy” per Rachele è stato davvero insopportabile!

2 pensieri riguardo ““Ci rivediamo a casa” di Valentina Sagnibene: una piacevole lettura

  • 3 Giugno 2019 in 5:27 am
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    Grazie come sempre per le splendide recensioni. Sai dare una vista perfetta sul libro che spesso mi fa decidere se leggerlo o meno. Questo finisce nella lista delle letture da fare, infinita!
    Buon lunedì.

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