“La fioraia del Giambellino” di Rosa Teruzzi: il giallo si infittisce in questo secondo capitolo…

Ebbene sì, Rosa Teruzzi ha colpito ancora. Per chi ha letto La sposa scomparsa e sperava di trovare delle risposte ne “La fioraia del Giambellino” (Sonzogno), sarà rimasto incredulo quanto me nel rendersi conto che in questo secondo volume in realtà ci sono solo, o quasi, ulteriori domande.

Il che però non è un male, anzi. L’autrice sta tessendo una trama alquanto intricata con una maestria sorprendente se si pensa che in questo secondo romanzo ha usato solo un bigliettino ripiegato in quattro che per vent’anni è rimasto nella tasca di una camicia dimenticata dentro l’armadio. Un indizio che ci ha fatto bramare una risoluzione che però ancora non è arrivata. E non resta che aspettare un nuovo capitolo delle avventure di Libera, Iole e Vittoria, un trio senza dubbio vincente.

TRAMA – Avvicinandosi il tanto atteso giorno delle nozze, Manuela, ragazza milanese romantica e un po’ all’antica, sogna di realizzare il suo desiderio più grande: essere accompagnata all’altare dal padre. Il problema è che lei quel genitore non l’ha mai conosciuto e non sa chi sia. È un segreto che sua madre ha gelosamente custodito, e che per nulla al mondo accetterebbe di rivelare. Stanca delle continue liti in famiglia per ottenere la confessione cui tanto tiene, a Manuela non resta che cercare aiuto altrove. Così bussa alla porta del vecchio casello ferroviario, dove abitano tre donne assai originali, sulle quali ha letto qualcosa in una pagina di cronaca nera: la poliziotta Vittoria, tosta e non proprio un modello di simpatia, sua madre Libera, fioraia con il pallino dell’investigazione, e la nonna Iole, eccentrica insegnante di yoga, femminista e post hippie. Sono tre donne diversissime, spesso litigiose, con il talento di mettersi nei guai ficcando il naso nelle faccende altrui. Saranno proprio loro, dopo le iniziali esitazioni, ad andare alla ricerca del misterioso padre. Le tracce, come in una caccia al tesoro di crescente suspense, le condurranno in giro per Milano e nei paesini della Brianza, a rivangare l’oscuro passato della madre di Manuela, custodito nei ricordi e nelle omertà di chi l’ha conosciuta da giovane. E a mano a mano che si avvicineranno alla soluzione del caso, si troveranno di fronte al dilemma: rivelare la scabrosa verità, oppure no?

In questo romanzo, l’autrice ci fa entrare ancora di più in contatto con i pensieri di Libera, ex libraria, ora fioraia con “doti magici”, investigatrice dilettante con una dimestichezza tra i fornelli pari a quella di uno chef. Per sua madre Iole, sarebbe il caso che alla sua età decidesse cosa fare, e probabilmente la sua allusione non riguarda solo il campo lavorativo…

Sì perché se Libera da un lato riceve una garabata corte dallo chef Furio, personaggio simpatico e pieno di entusiasmo, dall’altro non riesce a smettere di pensare a Gabriele, una presenza che negli ultimi venticinque anni è stata sempre costante nella sua vita. Dirigente dell’ufficio crimini violenti della Questura e capo di sua figlia Vittoria, non era stato solo il partner del suo defunto marito, Saverio, ma anche il suo migliore amico; è stato il padrino di sua figlia e il socio della sua libreria. “Il suo cavaliere”, insomma. Libera aveva cominciato “a sperare (e a temere, nel contempo) che l’attrazione che c’era sempre stata tra loro potesse trasformarsi in qualcosa di più intimo”, ma non si è mai fatta avanti.

Un po’ perché è “analfabeta” quando si tratta di sentimenti (o di provare a fare la sensuale, con buona pace dell’attivissima Iole), un po’ perché frenata da sua figlia che non vedrebbe di buon occhio una relazione tra i due, e poi perché c’è, anche in questo caso, qualcosa ancora da capire: chi è quella giovane poliziotta che pare attirare su di sé gli sguardi di tutta la Questura?

Non riusciva a immaginare Gabriele con un’altra donna che non fosse lei. Ma le risultava anche difficile pensare a se stessa accanto a un uomo: da troppo tempo la maga dei bouquet era una donna sola.

Libera dovrà confrontarsi con i suoi sentimenti mentre con sua madre si muoverà alla ricerca di un mistero che riguarda la futura sposa Manuela, che le porterà in giro nell’hinterland milanese a caccia di prove, riuscendo a ricostruire una vicenda che probabilmente era meglio mantenere sepolta (un ulteriore plauso all’autrice che con QUELLA FRASE ci lascia all’ultima pagina con la mandibola spalancata per lo stupore).

La ricerca della verità, però, riguarderà anche l’assassinio di Saverio, una verità che “per pigrizia o per paura, aveva smesso di cercare”. Libera consegna quel bigliettino a Gabriele e a sua figlia e forse le indagini verranno riaperte anche se Vittoria ha un terribile sospetto che potrebbe rimettere ogni cosa in discussione.

Insomma per Libera non c’è pace. E non solo per i cambi di umore di Iole, ma anche per la tormentata Vittoria che sembra aver intrapreso una relazione sentimentale con un uomo pericoloso e che da allora (per quanto fosse possibile) è diventata ancora più chiusa. Cosa succederà al casello? Quali altri interrogativi ci aspettano? E quali misteri verranno svelati? Per avere delle risposte bisognerà attendere ancora. Ormai Rosa Teruzzi ci ha incantato con il suo trio di donne speciali, un bouquet praticamente perfetto.

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