“La corsa di Billy” di Patricia Nell Warren: un libro commovente che mi ha lasciato un solco profondo

“La corsa di Billy” di Patricia Nell Warren (Fazi) è un libro difficile da digerire. Leggerlo per me è stato difficilissimo. Dopo le prime cento pagine ho iniziato ad avere un nodo alla gola che stringeva sempre più forte e ho fatto una cosa che un lettore non dovrebbe mai fare: sono andata a leggere le ultime pagine. Dopo avere pianto, ho chiuso il libro e l’ho posato nella libreria. Ogni giorno quella copertina rosa mi sfidava, e ogni giorno io facevo fatica a superare le mie resistenze. So che può sembrare assurdo soffrire per il personaggio di un romanzo, ma io sono fatta così. Il maltempo di questa domenica mi ha fatto riprendere in mano il libro e finirlo, ancora una volta, piangendo.

TRAMA – A metà degli anni Settanta, l’allenatore Harlan Brown viene cacciato dalla prestigiosa Penn State University per sospetta omosessualità. Perde tutto – famiglia, lavoro, amici –, e trova rifugio dal suo passato e da se stesso in un piccolo college di New York, dove cerca di mascherare il proprio conflitto sessuale con un’esistenza il più spartana e conformista possibile. Si è fatto una promessa che ha intenzione di mantenere: non innamorarsi mai più di un uomo. Ma la sua vita viene nuovamente sconvolta quando tre giovani atleti si presentano nel suo ufficio: l’esuberante Vince Matti, il timido Jacques LaFont e il ventiduenne Billy Sive, un potenziale grande talento per i diecimila metri. Vittime a loro volta di discriminazione sessuale, non vogliono rinunciare ai propri sogni. L’uomo è profondamente diviso: se accetterà di allenarli, alimenterà i pettegolezzi su di lui, ma i tre hanno stoffa e questa potrebbe essere la sua ultima occasione di puntare in alto. Alla fine, poste condizioni ferree, accetta di prenderli sotto la sua ala. Harlan è subito affascinato dal talento di Billy e capisce che il ragazzo ha le qualità per partecipare alle Olimpiadi di Montréal del ’76. Quando, molto presto, la sua ammirazione si trasforma in una sensazione che non provava da anni, deve fare la scelta più difficile della sua vita: combattere i propri sentimenti o uscire allo scoperto e sfidare l’ultraconservatore establishment sportivo, rischiando di far sfumare per sempre il sogno olimpico dei tre ragazzi. Amore, passione e lotta politica si fondono così in un crescendo di tensione, fino all’esplosivo finale, giocato sullo spettacolare palcoscenico olimpico. 
Pubblicato per la prima volta nel 1974, La corsa di Billy è stato il primo romanzo gay a diventare subito un libro di culto, ottenendo un grandissimo successo internazionale. 

A volte siamo totalmente immersi nel nostro presente che alcune cose, sebbene appartengano a un passato non poi così troppo lontano, sembrano quasi frutto di una fervida fantasia per quanto siano, ai nostri occhi, improbabili e assurde. Eppure, a ben guardare, oggi viviamo in un mondo in cui il terrore ha lo scettro del potere e le minoranze continuano a essere discriminate.

Sono certa che alcuni passi in avanti in materia di diritti civili siano stati compiuti (pochi? troppo lentamente? decidetelo voi) ma a rimanere immutati, nel corso dei secoli, sono l’odio e la violenza. “Eravamo così abituati alla violenza che lo strazio era ormai solo un rito sociale”, riflette Harlan, tornando sul tema diverse volte. Pensiamo che rispetto agli anni ’70 le cose siano cambiate? Forse esistono meno discriminazioni, ma in egual modo credo che diversi atleti oggi nascondono la propria omosessualità. Così come probabilmente lo fanno popstar, divi del cinema, o personaggi da copertina. Perché lo fanno? Perché non corrono liberi come fa Billy, con le sue falcate e i ricci che ricadono sugli occhiali?

Perché il diverso ha sempre fatto paura, e questo sentimento non cesserà mai. L’informazione, la presa di coscienza, la libertà di pensiero, hanno fatto sì che crescessimo liberi da pregiudizi e non più schiavi di certi preconcetti. Ma ci possiamo davvero considerare privi di paura? Billy ha gli occhi fieri e la testa alta: ha deciso di non nascondersi, di prendersi ciò che vogliono togliergli, di esprimere se stesso. Ma a quale prezzo?

Questa pace, questa condivisione della quotidianità, questa diffusa tenerezza erano tutto ciò che un essere umano può domandare dalla vita. Eppure, era proprio questo che molte persone volevano toglierci. Costruivano ogni giorno con consapevolezza la nostra vita, senza mai abbassare la guardia.

Billy è un personaggio così commovente da togliere il fiato. Ho invidiato la sua determinazione, il suo coraggio, il suo attaccamento alla vita, la sua calma. Ho pianto per lui e non mi vergogno di farlo ancora adesso mentre ne scrivo.

Un eroe moderno, con la freschezza dei suoi vent’anni, innamorato di un uomo più grande al quale ha concesso se stesso, le sue paure e le sue fragilità, convinto che sarebbero state al sicuro. Libero, felice solo quando indossava le scarpette con i chiodini, un amico sincero su cui poter contare, un esempio, ma anche il bersaglio di tanto odio. Un odio viscerale, incomprensibile, alienante, distruttivo.

Non voglio parlare del finale, non riuscirei più a scrivere. So che questo libro mi ha fatto riflettere su quanto conosciamo poco le cose, vivendo nella nostra piccola bolla. Molti, specie sui social network, si affannano a dire la loro, ora esperti di politica estera, di femminicidio, di bullismo, di estremismo religioso e così via. Dovrebbe essere più facile parlare di ciò che si conosce, eppure ogni giorno sembra esattamente il contrario.

Billy e Harlan mi hanno fatto pensare a quanto poco conosco un periodo recente della nostra storia, gli anni ’70, in cui alcune cose non erano scontate. Mi hanno fatto capire quanto sia sfibrante e meraviglioso lavorare per un obiettivo e che molto spesso, lungo la strada, se ne raggiungono altri che non erano previsti. Mi hanno aperto il cuore rendendomi partecipe del loro amore e mi hanno incoraggiato ad avere meno paura. Qualunque sia il mio posto nel mondo.

2 pensieri riguardo ““La corsa di Billy” di Patricia Nell Warren: un libro commovente che mi ha lasciato un solco profondo

  • 10 Aprile 2017 in 10:47 am
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    Ultimamente mi ispirano praticamente tutti i libri pubblicati da Fazi, anche questo mi incuriosiva perché non ho mai letto niente del genere! Bella recensione comunque, adesso sono ancora più tentata!! 🙂

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    • 10 Aprile 2017 in 10:50 am
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      Grazie Silvia, troppo buona. Le loro pubblicazioni sono sempre di ottimo livello, e curate nei minimi dettagli (il che non guasta). Questo libro è davvero un pugno allo stomaco, se preferisci una lettura più leggera, ma allo stesso tempo molto profonda e riflessiva, ti consiglio “Un incantevole aprile” sempre appena pubblicato da Fazi.

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