“Galeotto fu il collier”, un racconto esilarante della Bellano di Andrea Vitali

Recensione e foto di Tatiana Spadoni

Andrea Vitali strappa un altro applauso con il suo “Galeotto fu il collier” (Garzanti).

TRAMA. Lidio Cerevelli è figlio unico di madre vedova. Un bravo ragazzo, finché alla festa organizzata al Circolo della Vela non arriva Helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell’edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie “made in Italy”, una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d’oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l’Os de Mort, di professione “assistente contrario”, cuochi e contrabbandieri, l’astuto prevosto e l’azzimato avvocato… Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò.

I romanzi di Vitali sono sempre storie corali, popolari. La comicità dei suoi libri sta proprio nella quotidianità, negli aneddoti e nella confusione di parole dette e non dette. E l’autore è estremamente attento e sensibile a cogliere questi aspetti.

I suoi personaggi sono per lo più persone semplici, che difficilmente si allontanano da Bellano e dalle sponde del suo lago. Una società chiusa, limitata ma che è stata la fortuna dello stesso Vitali. In questo romanzo, la scoperta di un piccolo tesoro fa sognare a Lidio Cerevelli la fuga e la passione con la sua bella svizzerotta. Helga non ha nulla a che fare con le compaesane di Lidio, sciatte, fredde, lei vuole divertirsi, non ha voglia di lavorare, e Lidio cercherà in tutti i modi di conquistare questa libertà per entrambi.

Si mette però in moto una vera e propria commedia degli equivoci, dove sospetti, tranelli e incomprensioni faranno sfumare i sogni di Lidio, facendolo però approdare ad una nuova situazione accomodante, vendicandosi del suo oppressore più ostinato, il professor Cerretti.

I personaggi sono ben riusciti, i loro pensieri sono schietti e spesso vi troverete a ridere davanti alle loro osservazioni e alle loro battute dialettali. Un’ottima lettura firmata dal sempre sorprendente Vitali.

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