“Il corso dell’amore” di Alain De Botton: un libro da leggere, rileggere e tenere sempre con sé

(Recensione e foto di Azzurra Sichera)

Ammetto subito la mia ignoranza e dico che non ho mai letto nulla di Alain De Botton prima del suo ultimo lavoro, “Il corso dell’amore” (Guanda). Una lacuna alla quale penso di porre rimedio molto presto.

Sì, perché pochi sono gli scrittori che riescono a entrarti sotto pelle in questo modo; a farti riflettere su certi meccanismi quotidiani ai quali non si fa più caso e che invece caratterizzano determinati rapporti; a invitarti ad assaporare ogni parola che sembra sussurrata da un amico di lunga data, che non ti è vicino per giudicarti. Anzi.

Alain De Botton racconta la storia di Rabih e Kirsten: si conoscono sul lavoro, si piacciono, iniziano a frequentarsi, decidono di sposarsi e hanno dei figli. Una storia d’amore come tante. Potrebbe finire qui, ma cosa succede dopo? Cosa succede una volta che la passione degli inizi lascia spazio alle prime difficoltà, alla noia, alla ripetitività degli anni passati insieme? Quando la comunicazione non sembra funzionare più, quando il non detto diventa dominante e le paure più intime emergono dal passato con un disperato bisogno di essere accettate?

L’autore racconta le varie fasi del rapporto di coppia e tantissimi sono i brani che ho sottolineato, riletto, sui quali mi sono soffermata per capirli meglio. Mi ha fatto sorridere come certi meccanismi, che ognuno di noi conosce alle perfezione, quando vengono esaminati con occhio attento e lucido, risultano quasi ridicoli, sebbene tendiamo a usarli spesso e volentieri. Come ad esempio quello del “broncio”:

Quando mettiamo il broncio, le motivazioni profonde sono uno spiazzante misto di rabbia intensa e di desiderio, ugualmente intenso, di non rivelare perché siamo arrabbiati. Chi si imbroncia, ha un disperato bisogno che l’altro capisca, eppure si rifiuta categoricamente di aiutarlo a capire. Il nocciolo dell’insulto, infatti, è proprio la necessità di spiegare: se il partner ha bisogno di spiegazioni, chiaramente non è degno di riceverne. Si aggiunga che è un onore se qualcuno ci tiene il broncio: significa che ci rispetta e ha abbastanza fiducia in noi da pensare che dovremmo capire al volo i motivi inespressi per cui si è offeso. È uno dei doni più strani dell’amore.

Oppure la consapevolezza che riusciamo a essere feroci e spregevoli in modo assurdo solo con la persona a noi più cara:

Le accuse che riversiamo sulla persona amata non hanno senso. Non oseremmo dire cose tanto ingiuste a nessun altro sulla faccia della terra. Ma i nostri feroci attacchi sono una singolare prova di intimità e di fiducia, un sintomo di amore, niente meno, e a modo loro una perversa manifestazione di dedizione. Una frase carina ed educata la sappiamo dire a qualunque estraneo, ma è solo in presenza di chi amiamo con tutto il cuore che possiamo osare un’irragionevolezza stravagante e sconfinata.

La vera conclusione è una sola: “non è facile starci vicino”, ma allo stesso tempo l’amore implica “un’accettazione senza riserve”. Il nostro essere del tutto imperfetti, ci rende quello che siamo. Essere amati significa essere accettati e amare vuol dire acconsentire a prendere parte al “progetto di miglioramento” che l’altro ha pensato per noi.

Ecco quindi un consiglio che riguarda i rapporti di coppia:

Bisogna trovare un sistema per adattarsi il più delicatamente e gentilmente possibile a vivere accanto a un’altra creatura imperfetta. Tutti, visti da vicino, hanno qualcosa che non va. 

E una lezione importante per quando riflettiamo su chi siamo:

Se non ci capita con regolarità di essere profondamente imbarazzati per quello che siamo, non abbiamo ancora intrapreso il viaggio verso la conoscenza di noi stessi.

“Il corso dell’amore” non è un libro facile da raccontare perché è uno di quelli che deve essere vissuto, riversandoci dentro così tanto di noi stessi che alla fine della lettura ci sentiremo sia stremati che sollevati.

I libri importanti dovrebbero essere quelli che ci spingono a domandarci, con sollievo e gratitudine, come faceva l’autore a sapere così tanto della nostra vita.

Ebbene, io me lo sono chiesta più volte come Alain De Botton ci riuscisse così bene. Mi sono quasi spaventata, dovendomi confrontare con me stessa. Ma è stato un viaggio intenso che conto di ripetere.

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